Sono per lo più italiani, hanno all’incirca 40 anni, il 30 per cento è diplomato e il 7 per cento laureato, il 13 per cento ha un lavoro fisso o comunque è attivo nel mercato del lavoro (74%), il 70 per cento legge un quotidiano. Eppure sono clochard, senza fissa dimora. Poveri barboni. Una volta, adesso non più.
Avrà molte sorprese il Viminale quando nel 2010 avrà il primo censimento nazionale dei cosiddetti barboni, così come stabilito dal disegno di legge sulla sicurezza già approvato al Senato e all’esame della Camera. A cominciare dal numero: le stime delle organizzazioni di volontariato parlano di un fenomeno che in Italia riguarda 70-100 mila persone, quasi lo 0,2 per cento della popolazione, una percentuale che ci affianca agli Stati Uniti dove gli homeless sono una realtà quasi “ordinaria”.
Un primo assaggio di questa realtà arriva grazie allo studio di due ricercatori della Bocconi (Michela Braga e Lucia Corno)e della Fondazione De Benedetti che la notte del 14 gennaio 2008 (dati elaborati e diffusi nel gennaio 2009) hanno fatto il censimento di chi dormiva non in abitazioni proprie, quindi panchine, stazioni, sottopassi ma anche campi nomadi e strutture di volontariato. La rilevazione ha fotografato una popolazione di circa 4mila adulti privi di una casa: 408 erano in strada, 1.152 nei dormitori e circa 2.300 in baraccopoli o edifici dismessi. Quattromila, quindi, nella sola città di Milano, un dato che proiettato a livello nazionale arriva a 70-100 mila. L’ultimo censimento disponibile – del 2001 – parlava di circa 17 mila persone su tutto il territorio nazionale, lo 0,03 della popolazione. Numeri che dicono da soli quanto il fenomeno sia cresciuto in meno di dieci anni.
La fotografia scattata dai ricercatori della Bocconi smonta pezzo dopo pezzo l’iconografia tradizionale del clochard come individuo che rifiuta il mondo e lontano dal tessuto delle reti sociali. A cominciare dalla nazionalità: gli stranieri sono la netta maggioranza (67%) nelle baraccopoli, diventano il 60 per cento nei dormitori e il 44 in strada. Per gli italiani è una scelta obbligata, sono diventati poveri per problemi legati al lavoro o alla famiglia (separazioni). Per gli stranieri, invece, è una «prosecuzione» naturale della loro condizione di immigrati.
Lo studio è stato presentato ieri in un convegno organizzato dall’Italia dei Valori. Nello Formisano e Ahmad Gianpiero Vincenzo, italiano convertito all’Islam e consulente per il partito di Di Pietro per gli affari sociali, hanno presentato un disegno di legge in due punti – utilizzo del miliardo e 300 milioni dei fondi Gescal; autorecupero tramite cooperative sociali dei 4 mila immobili confiscati alle mafie – che mette in primo piano il problema degli homeless. Una realtà, denuncia la Caritas, «che non più essere considerata marginale e che invece questo governo punta solo a controllare senza aiutare». Una fetta di popolazione «senza casa ma non per questo senza speranza».
L’Unità, 1 aprile 2009