Mese: Marzo 2009

Lavoratori a rischio

Una procedura che è già un classico. L’ordine è questo: annuncio pomposo, Consiglio dei Ministri, nuovo annuncio, questa volta per proclamare l’avvio delle “nuove regole”. Nella maggior parte dei casi “nuove regole” equivale a “niente regole”. È stato così per il piano casa, e la storia si è ripetuta stamattina con le “modifiche al testo unico in materia di sicurezza sul lavoro”. Modifiche, quelle operate dal governo, di cui in realtà nessuno sentiva l’esigenza. Tranne Confindustria. E la maggioranza ha ceduto alle pressioni di quegli industriali che lamentavano sanzioni troppo pesanti a proprio carico. Cosa vuoi che importi se per soddisfare le richieste degli industriali si dovranno sacrificare le vite degli operai? È la dura legge del mercato! Non sempre i proclami giovano. Lo sa il ministro del Welfare Sacconi, che ha dovuto concedere qualcosa, dopo la valanga di polemiche dei giorni scorsi. La protesta dell’opposizione è riuscita a strappare all’esecutivo il mantenimento dell’arresto del titolare in caso di gravi irregolarità e della figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale per le imprese …

“La parola al medico”, di Marco Cattaneo

Ogni giorno tra corsia, pronto soccorso e sala di rianimazione. Ogni giorno in trincea tra la vita e la morte, a combattere la seconda fin dove la scienza ha strumenti per farlo. E adesso, per legge, il Parlamento affida ai medici la responsabilità di applicare o non applicare la Dichiarazione anticipata di trattamento, quel surrogato di testamento biologico che è uscito dal voto del Senato giovedì 26 marzo. Il contrario di quanto accade in Gran Bretagna, dove è allo studio una norma che prevede la radiazione dall’albo del medico che non dovesse rispettare la volontà del paziente. Invece in Italia i medici – ciascuno con le sue posizioni etiche e morali, le sue convinzioni religiose, il suo rigore deontologico – si trovano investiti del potere di violare la volontà del paziente. “Vogliamo lasciare al medico – ha sottolineato Gaetano Quagliariello, vice presidente dei senatori Pdl – un margine per poter intervenire a fronte di nuove evidenze scientifiche”. Non è chiaro, naturalmente, di quali evidenze scientifiche si possa trattare, né vi è alcuna indicazione dei criteri …

“Quanti rischi nella rinuncia al tempo pieno”, di Silvia Berzoni e Paola Profeta

Tra fine marzo e aprile si decide il numero di insegnanti assegnati a ciascuna scuola. Si capirà dunque qual è il futuro del tempo pieno, al di là del gran numero di famiglie che continua a sceglierlo. La riduzione di questo modello di organizzazione scolastica ha conseguenze importanti. Non solo il probabile peggioramento della qualità dell’insegnamento e una minore capacità di recupero degli svantaggi sociali. Ma anche un ostacolo all’occupazione femminile e un passo indietro nel percorso verso il superamento della divisione dei ruoli all’interno della famiglia. In questo periodo è d’obbligo tornare a riflettere sul futuro della scuola materna e della scuola primaria e sulle conseguenze della riforma contenuta nel decreto legge Gelmini. (1)Tra fine marzo e aprile infatti si decide il numero di insegnanti assegnati a ciascuna scuola. Da questo numero dipende il futuro del tempo pieno. ALL’INSEGNA DELL’INCERTEZZA Sul tempo pieno dominano la confusione e l’incertezza, in particolare per i genitori dei bambini che nell’anno scolastico 2009-2010 inizieranno la scuola primaria. Il decreto prevede la sostituzione dei tradizionali tempi scuola, finora articolati …

“Berlusconi attacca le Camere. Fini: sbagli, sei qualunquista”, di Natalia Lombardo

Frainteso. Sarebbe stato «frainteso » ancora un volta, Silvio Berlusconi, dopo aver scatenato l’ira di Gianfranco Fini che, in aula, dichiara: «Il presidente del Consiglio ha sbagliato». Non voleva dire che i parlamentari sono figuranti,ma solo che «serve una riforma perché i deputati sono solo lì per fare numero e votare con due dita emendamenti che non conoscono». Paroledette dal premier nell’entusiasmo di un brindisi tra la «monnezza» per l’inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, ma che suonano come il fischio di una bomba, alla vigilia della fusione tra Forza Italia e An. Una gaffe che preoccupa anche i suoi, per la polemica pre-congressuale della quale «non si sentiva il bisogno» confessa Ignazio La Russa. Una mossa studiata, invece, «per far capire a Fini che il padre della patria siede al Quirinale», spiega un fedelissimo di Berlusconi. Tanto per ribadire a Fini che critica il pensiero unico che non si monti la testa. E per avanzare di nuovo l’idea che votino solo i capigruppo. Ma nell’incontro già fissato con il presidente della Camera a Montecitorio alle …

“Saviano in tv contro il silenzio che uccide”, di Roberto Brunelli

Roberto Saviano è un condannato a morte che va in tv. Oppure un uomo in guerra, come preferite. Chiude gli occhi spesso, congiunge le mani, si tocca la testa nervosamente. Quest’uomo braccato che viene accusato di essere la star dell’anti-camorra lotta contro il silenzio di un paese, contro il veleno della diffamazione, contro una solitudine che porta morte. Di fronte ai 4,5 milioni di spettatori che ieri l’altro sera hanno decretato il trionfo di Che tempo che fa, Rai3, sconvolgendo la claustrofobica liturgia della televisione italiana, l’autore di Gomorra ha reso quasi corporea la sua battaglia per una cultura della legalità: un racconto lungo, terribile, straordinario. Avvolto da una scenografia fatta di giornali e di notizie che rivelano l’apocalisse della camorra, Saviano ha snocciolato i nomi delle vittime – Don Beppe Diana, o il carabiniere ventenne Salvatore Nuvoletta, «uccisi non solo con le pallottole ma con la diffamazione» – e ha fatto scorrere anche quelli dei boss, troppo spesso rappresentati dalle cronache locali come dei guappi eroici, degli «sciupafemmine». L’unica arma, dice lo scrittore, «contro …

“Produttività a passo spedito, ma i salari restano indietro”, di Bianca Digiovanni

Altroché macchina in folle: il sistema Italia ha ingranato una marcia superveloce negli ultimi due anni. Un vero miracolo, che però è andato solo a vantaggio dei profitti: nulla per i salari. Lo rivelano gli ultimi dati Istat, che correggono l’andamento della produttività negli ultimi 5 anni. È l’Espresso in edicola oggi a riportare gli ultimi numeri: nel biennio 2006-7 i nuovi conti dicono che il valore aggiunto dell’industria è cresciuto, rispettivamente, del 4,4 e del 5,9 per cento, molto di più di quel 2,2% e 4,1% rilevato in precedenza. Profitti e salari Una buona notizia? Non proprio, visto che a fronte di questi risultati, i redditi da lavoro sono rimasti sostanzialemte invariati. Su questo tema i numeri arriveranno oggi, con il IV rapporto dell’ires-Cgil. E non sono numeri rassicuranti: dal ’95 al 2007, i profitti delle grandi imprese sono saliti del 74,5 per cento mentre le retribuzioni sono aumentate appena del 5,5 per cento. «Una cosa è certa – dice Agostino Megale, segretario confederale della Cgil, intervistato dall’Espresso – I salari dovevano crescere di …