Meno di un edificio scolastico su quattro è stato restaurato negli ultimi vent’anni. Eppure più di duemila strutture hanno più di due secoli. E quasi altrettante hanno raggiunto i cento anni. Eccola la mappa del rischio degli edifici scolastici che è in fase di elaborazione al ministero dell’Istruzione. Il Corriere della Sera è in grado di anticiparne i dati. Parlano da soli.
Dei 43mila edifici che ospitano scuole di ogni ordine e grado, in tutto il territorio nazionale, solo uno su tre è stato costruito negli ultimi trent’anni. E gli altri? Ce ne sono più di mille (1.077) costruiti prima dell’Ottocento: in epoche diverse che vanno indietro nel tempo fino al Cinquecento. Altrettanti (1.197) sono stati fabbricati nell’Ottocento. E 1.736 hanno una data di costruzione compresa tra il 1900 e il 1920. A questi se ne aggiungono altri 4.033 ultimati prima del dopoguerra, ovvero tra il 1920 e il 1945. Il 31% è stato costruito dal ’76 a oggi, per la precisione 13.394 edifici. Senza tralasciare il fatto che di 6.900 edifici non è stata comunicata all’anagrafe scolastica la data di fabbricazione. In molti casi se ne è persa la memoria. Ma chissà quante ristrutturazioni hanno reso più sicuri gli edifici, viene da pensare incrociando le dita. Neanche per idea. All’anagrafe edilizia risultano ristrutturati dopo il 1990 appena 9.505 edifici, il 22% del totale. Ma non solo. Ci sono persino 803 scuole, molte delle quali al sud, ospitate in edifici costruiti ad altro scopo, spesso per farne appartamenti.
Ogni crollo e ogni tragedia è stata seguita da promesse di intervento. I dati mostrano che non è andata così. E ora? In tempi di tagli annunciati la sicurezza sarà ancora dimenticata? Al ministero assicurano di no. Tutt’altro. «Stiamo completando l’anagrafe dei pericoli strutturali degli edifici che era iniziata nel ’96, ma era ancora in alto mare» dice, soddisfatto, Gianni Bocchieri, capo della segreteria tecnica del ministro Gelmini. «E ora abbiamo costituito squadre miste (ministero dell’Istruzione e delle Infrastrutture, enti locali, protezione civile) che stanno già facendo sopralluoghi per segnalare altri possibili rischi: controsoffitti fatiscenti, librerie poco stabili, eccetera. Monitoreremo settimanalmente il loro lavoro che deve essere chiuso entro il 10 agosto, in modo da iniziare gli interventi più urgenti durante le vacanze. L’appello è a fare presto». E i soldi? «Non abbiamo tagliato nulla. Il piano triennale è rimasto quello avviato dal precedente governo. In più abbiamo ottenuto che il Cipe aggiungesse un miliardo di euro per gli interventi. Inoltre intendiamo vigilare perché le risorse non siano disperse o dirottate in interventi non urgenti». Ma il segretario della Cgil Scuola, Mimmo Pantaleo, contesta la versione del ministero. «A noi non risulta che ci sia un rigoroso monitoraggio, tanto è vero che in molte regioni noi stiamo diffidando sindaci e dirigenti scolastici. O se c’è stato è stato molto parziale.
Dopo quello che è successo a Rivoli c’era stato un dispiegamento di impegni. Ma non abbiamo visto niente. E nel frattempo invece si procede all’aumento di studenti per classe. Ci vuole cautela. Per fortuna a Verona non è successo nulla. Ma è stato solo un caso». Teresa Petrangolini di Cittadinanzattiva lamenta che «i soldi sono sempre gli stessi. Il Cipe ha solo sbloccato i fondi che erano stati promessi dopo il crollo della scuola di San Giuliano. Siamo contenti. Ma l’impressione è che si vada avanti a singhiozzo, di tragedia in tragedia, per un problema che invece è molto sentito dai cittadini». Silvia Bollani, responsabile sicurezza nelle scuole, per Altroconsumo mette in guardia anche sulla qualità degli interventi: «Finora le ristrutturazioni venivano decise con gare al ribasso. E nelle scuole non c’è la professionalità per valutare poi se il lavoro è stato fatto a regola d’arte. Occorre vigilare anche su questo».
Corriere della Sera, 31 marzo 2009
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