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“La Gelmini non ama i disabili. Sarà ridotto il sostegno a scuola”, di Maristella Iervasi

Per tenersi buona la Lega ha «promesso» di mettere un tetto all’ingresso degli studenti immigrati nelle classi. Poche o nessuna tutela ha previsto invece per l’integrazione dei bambini e dei ragazzi con disabilità che siedono nei banchi delle elementari, medie e istituti superiori. La scuola della Gelmini non vede i disabili? Stando a quando è scritto nero su bianco nel Regolamento per la riorganizzazione scolastica e la ridefinizione degli organici, sembra proprio così. Dal prossimo settembre, in una sola classe potrebbero esserci anche cinque alunni con disabilità più o meno grave. Con tutto ciò che ne consegue. E non è escluso che a seguirli ci sia un solo insegnante di sostegno. Protesta il sindacato Flc-Cgil e l’associazionismo da sempre al fianco del superamento dell’handicap. Assordante il silenzio di viale Trastevere.

A scuola ma fuori dalle aule
La controriforma Gelmini con il ritorno del maestro unico, l’aumento degli alunni per classe, le risorse tagliate all’osso e la cancellazione delle compresenze, prospetta un percorso ad ostacoli proprio per gli studenti che hanno più bisogno. Un piano che farà di certo proliferare nelle scuole d’Italia il sorgere delle «stanze del sorriso», o «aule delle buone pratiche»: una sorta di laboratori che vengono spacciati per innovativi ma in realtà sono destinati ai soli studenti con disabilità. Antonio Nocchetti, presidente dell’Associazione «Tutti a scuola», non nasconde un altro scenario: «La scuola dell’integrazione, alla luce delle scelte operate in totale continuità dagli ultimi governi, sarà probabilmente sostituita dal ritorno alle classi differenziali che, per primi in Europa, l’Italia cancellò oltre 30 anni fa». Mentre la Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, punta i piedi: «La Gelmini convochi subito l’Osservatorio per l’integrazione scolastica», dice il presidente Pietro Barbieri. Proprio quell’Ossevatorio dal quale si sono dimessi pochi messi fa in maniera clamorosa due massimi esperti dell’integrazione: Dario Janes e Andrea Canevaro.

Il regolamento
L’art.5, comma 2 del provvedimento Gelmini afferma che «le classi frequentate da alunni con disabilità non possono avere, di norma, più di 20 alunni» solo nel limite delle dotazioni organiche complessive. Poi però nel successivo comma 3 si afferma, in contrastro con quanto sopra, che «le classi e le sezioni delle scuole ed istituti di ogni ordine e grado che accolgono alunni con disabilità possono essere costituite anche in deroga al limite previsto dal comma 2». Di fatto si propone una liberalizzazione, si abroga il limite massimo di alunni disabili per classe. E si rende estremamente difficoltosa la costituzione di classi iniziali di corso con non più di 20 alunni.

I numeri
Attualmente gli studenti con disabilità nella scuola pubblica sono 184mila. E per il prossimo anno è previsto un incremento di 6.500 unità. Gli insegnanti di sostegno affidati alla classe – e non come erroneamente si dice esclusivamente al ragazzo disabile – sono 90.500, la maggiorparte dei quali è in organico di fatto: cioè con un contratto annuale e spesso senza alcuna formazione specifica. La Gelmini per 2009/2010 ha riconfermato per il sostegno gli stessi organici. Vale a dire, ha agito con il bisturi, visto che non ha tenuto conto delle nuove iscrizioni e il trend di aumento degli alunni con disabilità.

Nodi irrisolti
La scuola dell’integrazione richiede competenze e risorse adeguate. Inoltre, docenti formati (insegnanti di tutte le discipline e quelli di sostegno), tempi distesi per l’apprendimento degli alunni con disabilità, nonchè una continuità educativo-didattica per tutti gli anni di corso per i ragazzi con handicap. Tutto questo resta un sogno.

L’Unità, 30 marzo 2009

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