Una procedura che è già un classico. L’ordine è questo: annuncio pomposo, Consiglio dei Ministri, nuovo annuncio, questa volta per proclamare l’avvio delle “nuove regole”. Nella maggior parte dei casi “nuove regole” equivale a “niente regole”. È stato così per il piano casa, e la storia si è ripetuta stamattina con le “modifiche al testo unico in materia di sicurezza sul lavoro”.
Modifiche, quelle operate dal governo, di cui in realtà nessuno sentiva l’esigenza. Tranne Confindustria. E la maggioranza ha ceduto alle pressioni di quegli industriali che lamentavano sanzioni troppo pesanti a proprio carico. Cosa vuoi che importi se per soddisfare le richieste degli industriali si dovranno sacrificare le vite degli operai? È la dura legge del mercato!
Non sempre i proclami giovano. Lo sa il ministro del Welfare Sacconi, che ha dovuto concedere qualcosa, dopo la valanga di polemiche dei giorni scorsi. La protesta dell’opposizione è riuscita a strappare all’esecutivo il mantenimento dell’arresto del titolare in caso di gravi irregolarità e della figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale per le imprese sotto i 15 dipendenti che non possono averne uno interno.
Ciononostante la sostanza del testo rimane, e che testo! La parola d’ordine sarà meno controlli e soprattutto meno sanzioni, perché considerate da Sacconi “un eccesso formale”. E quindi via alla pratica preferita dalla maggioranza: confondere i cittadini con la potente arma della parola. Può così accadere che la “reiterazione” si trasformi in “plurima violazione”. A chi legge potrà sembrare una scelta lessicale come un’altra, ma, date le pesanti implicazioni giuridiche, per molti operai potrebbe essere la differenza fra la vita e la morte. Con la nuova disposizione, infatti, per chiudere un cantiere non basterà che al secondo controllo questo presenti irregolarità. Si decide quindi di non intervenire tempestivamente, esponendo a rischi inutili i lavoratori. I controlli delle autorità saranno sostituiti da accordi fra imprese e lavoratori, motivo per cui la sicurezza sarà solo data per scontata.
Le sanzioni pecuniarie, da sempre considerate il più efficace deterrente, saranno ridotte almeno di un terzo. Non solo un passo indietro rispetto al testo voluto dal precedente governo Prodi, ma addirittura un peggioramento rispetto al testo in vigore nel 1994. Inconcepibile risulta anche la cancellazione della “cartella rischio personale”. Si tratta del documento che racchiude la storia sanitaria di un lavoratore, per cui se un interinale passa da un cantiere ad un altro, consultando la cartella si può evitare di affidare all’operaio mansioni incompatibili con il suo stato di salute.
La nuova perla del CdM non piace al PD, soprattutto a Cesare Damiano, co-autore del precedente Testo Unico, che contesta al governo di aver “portato avanti un’azione di rimando dell’applicazione di normative importanti, penso in particolare alla normativa sulla presentazione da parte delle imprese del documento di rischio, rinviata al 2009″. E non solo, continua Damiano: “Si sono poi cancellate alcune norme importanti, come l’obbligo della comunicazione alla Direzione provinciale del lavoro degli straordinari, oppure come hanno denunciato le Regioni, non sono state attivate le commissioni previste dal testo e quindi non si e’ potuto dare corso ad ulteriori iniziative di controllo. Nel 2009 il ministero del Lavoro programma addirittura una diminuzione del 17% dei controlli. Noi avevamo previsto di portare le ispezioni a quota 250 mila una cifra significativamente molto alta”.
Anche Guglielmo Epifani , segretario generale della Cgil, parla di “ errore grave, una scelta che non si capisce, che la Cgil non comprende e che anche il Paese fa fatica a comprendere. D i questa modifica non se ne sentiva davvero il bisogno. E le correzioni, purtroppo, non si limitano al solo capitolo sulle sanzioni ma si estendono in profondità anche su molti altri capitoli”.
Iv.Gia www.partitodemocratico.it
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