“Il valore legale della laurea”, di Stefano Civitarese Matteucci e Gianluca Gardini
Circola l’idea che dal valore legale delle lauree dipenderebbero quasi tutti i mali dell’Università e che sarebbe sufficiente la sua abolizione per far guarire il malato. Ma il valore legale, come scriveva qualche anno fa Sabino Cassese, è una nebulosa, che non merita filippiche ma analisi distaccate. L’idea abolizionista è tuttavia tornata alla ribalta delle cronache e la stessa Camera dei deputati, in sede di conversione del decreto Gelmini sull’università, ha approvato due “ordini del giorno” che impegnano il Governo a valutare l’opportunità di abolire, o “gradualmente superare” il valore legale della laurea. Gli stessi promotori di questi ordini del giorno sarebbero, forse, sorpresi di scoprire che non vi è alcuna disposizione di legge secondo cui i titoli di laurea hanno un valore legale generale di qualche tipo. L’obiettivo polemico degli “abolizionisti” è l’appiattimento tra le università: è inammissibile che la laurea presa nell’ateneo di provincia appena istituito abbia lo stesso “valore” di quella presa alla Bocconi o alla Sapienza, si dice. Ma è proprio così? Nel settore privato certamente no. La questione si pone …