L’Italia, “un paese con 100-120 miliardi di evasione fiscale,in cui recuperando il 10% si finanzierebbero molte delle cose che stiamo dicendo ”. Con queste le parole Dario Franceschini si presenta alla platea di imprenditori, presenti al Forum di Cernobbio della Confcommercio. “Gli evasori non sono tutti uguali. Si tratta sempre di un comportamento sbagliato, ma c’e’ chi evade per comprarsi la villa e chi per mandare a scuola i propri figli”. Un intervento inconsueto, quanto apprezzato come sottolineato dal lo scrosciante applauso partito dalle prime file e diffusosi fino alle ultime. “Tocca al governo – ha spiegato il segretario – capire da dove cominciare la sua battaglia all’evasione”.
Franceschini ha illustrato le misure a sostegno delle piccole imprese proposte dal PD:
– dimezzare dal 40 al 20% l’acconto sulle imposte e scongiurare così “l’incubo dei pagamenti di giugno”
– portare da 30 a 70.000 euro il tetto per il “forfettone” al di sopra del quale cessa la possibilità di ricorso al regime fiscale semplificato.
-l’istituzione di un fondo statale di garanzia per rimodulare il debito delle imprese in difficoltà con le banche perché oggi “una banca che ha paura chiude prima la porta a cento piccole imprese prima di farlo con una grande impresa”.
Berlusconi si butta a sinistra o Ferrero a destra?
Inevitabile il ritorno sulla proposta di assegno ai disoccupati, bocciata ieri dalla Camera e ignorata dal governo. Franceschini incalza Berlusconi e co. sul fattore tempo, ribadendo che non si può aspettare che intervengano misure strutturali e dire a chi sta per essere travolto dalla crisi “nel frattempo cavatevela da soli. Non è una risposta o è una risposta disonesta. Sappiamo benissimo che esistono misure strutturali per affrontare la crisi e misure di emergenza alcune delle nostre proposte come l’assegno di disoccupazione non sono chiaramente strutturali”. Con una battuta sarcastica commenta invece l’etichetta di “elemosina”, affibbiata alla tassa “una tantum” proposta dal PD: “ “Mi hanno detto che è elemosina l’altro ieri Ferrero, ieri Berlusconi. O Berlusconi è passato a sinistra o Ferrero è passato a destra. Ad ogni modo c’è qualcosa che non funziona se parlano tutti e due di elemosina”.
Il segretario continua ad opporsi fermamente alle posizioni prese dal governo ed all’insistente convinzione che le decisioni cardine si possano prendere senza tener conto dell’opposizione e delle forze sociali. La collaborazione, ne è convinto il leader PD, è l’unica strada affinché “tutti facciano la propria parte”. “Fatico a capire – attacca il leader PD – un ministro dell’Economia che dice di essere stato il primo a capire che la crisi sarebbe stata così dirompente e un governo che, quando se ne vedevano i primi effetti, ha preso provvedimenti come quello dello sgravio fiscale per i redditi elevati o l’operazione Alitalia, che costano complessivamente 5 miliardi di euro, che si sarebbero potuti spendere per le prime misure anti-crisi”.
Non tocchiamo l’autonomia di Bankitalia.
“Non condivido questa assurdita’ delle prefetture che devono controllare il credito”. Il leader del Pd, boccia senza appello la presenza dei prefetti negli osservatori sul credito. “Chi vive nella realta’ sa che non siamo in Francia – ha aggiunto – le prefetture non hanno le competenze”. E anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, a poche ore dal suo ultimo exploit contro Bankitalia ( ha minacciato di affidare la vigilanza alla Bce) viene richiamato all’ordine: “Ogni tanto Tremonti ha scatti di nervosismo. Però, attenzione: litighiamo pure tra maggioranza e opposizione, ma lasciamo fuori Bankitalia, non tocchiamo la libertà e l’autonomia di Bankitalia”.
Ma si viaggia con Alitalia, AirOne o CAI?
Ultima nota dolente è Alitalia. Il leader PD racconta la sua personale “odissea” fra voli in ritardo e aeroporti mal funzionanti. “Il mio viaggio da Roma a qua – spiega – e’ stata una metafora delle cose che vanno sistemate nella nuova Alitalia. Avevo un biglietto di Air One e sono andato a un check in Alitalia e mi hanno detto di no, che devo andare a un check in di Air One. Pensavo fossero informati e sono andato a un check in Air One. Poi ci hanno messo sul pullman con venti minuti di ritardo e ci hanno portato ad un aereo Alitalia. Ci hanno tenuto sul pullman altri cinque-dieci minuti e poi ci hanno portato davanti ad un altro aereo Alitalia. A quel punto siamo saliti sull’aereo ma i bagagli erano sull’altro aereo, quello precedente.
14 marzo 2009
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