E` un vero e proprio pressing. Lunedì della scorsa settimana a Perugia, ieri all`istituto fiorentino delle Scienze umane. Giorgio Napolitano non perde occasione per rinnovare i suoi sferzanti appelli perché si investa di più nella ricerca e nell`alta formazione a livello universitario, ben consapevole che su questo terreno si gioca una partita decisiva per le prospettive di sviluppo o di declino del Paese. E se davanti ai docenti dell`ateneo perugino, il capo dello Stato aveva detto un forte e vigoroso “no” alle decisioni di bilancio ancorate alla logica dei “tagli indiscriminati” esortando ad un ripensamento, qui a Firenze ha fatto – per così dire – un passo avanti sottolineando come pur trovandoci in una situazione di crisi economico-finanziaria “molto difficile” – è ora di passare dalle parole ai fatti.
“E` inutile ripetercelo e purtroppo ce lo ripetiamo e se lo ripetono tutti – osserva Napolitano – facendo omaggio a fior di labbra a questa necessità fondamentale d`investire nella ricerca e nell`alta formazione, tranne poi non trarne le conseguenze”.
Beninteso, il capo dello Stato non vuole travalicare i suoi limiti né ignora che qualche suo intervento può suscitare critiche d`invasione di campo. Ma ritiene che la posta in gioco sia troppo alta per tacere.
Spiega: “Io cerco d`intervenire sui terni dell`università, della ricerca e dell`alta forrnazione con ipotetico successo, talvolta suscitando qualche addebito di fuoriuscita dei limiti delle mie competenze”. E precisa: “non ho alcuna competenza o potere sulle politiche della scuola e dell`università, ma ritengo doveroso raccogliere quella che mi sembra un`istanza fondamentale di modernizzazione e di rinnovamento del Paese”.
Dunque: un`esortazione istituzionale. Naturalmente nel presupposto che ciascuno faccia la sua parte. Quindi se il suo appello “a destinare attenzione, impegno e risorse a questo campo fondamentale dello Stato e della società” sembra principalmente indirizzato al governo in carica, non mancano i richiami a quanti vivono e operano nel mondo universitario perché correggano “distorsioni” e “ritardi” attraverso una sorta di “auto-riforma”.
Sostiene Napolitano: “non voglio entrare in discorsi complicati, ma sono convinto che questo sia un campo in cui occorre un ripensamento critico ed uno sforzo di rinnovamento e di riforma”.
E soggiunge: “la parola riforma è forse ultra-abusata e logorata dall`uso solo apparente, ma credo che effettivamente nel momento in cui si reagisce a giudizi liquidatori, a sentenze indiscriminate o a valutazioni un pò sommarie e sprezzanti del sistema universitario del suo complesso, bisogna avere la capacità di individuare distorsioni, punti deboli o motivi di grave ritardo del sistema ad operare per rinnovarlo”.
Sullo sfondo c`è l`esigenza di un Paese in affanno, che deve recuperare competitività e non perdere ma al contrario difendere e incoraggiare i suoi talenti migliori. Esigenza che, in qualche modo, si è saldata con un altro significativo appuntamento fiorentino di Napolitano: la partecipazione ad un convegno per il centenario della nascita di Eugenio Garin, uno dei maggiori studiosi dell`umanesimo e del Rinascimento.
Il Messaggero 07.03.09