Siamo nel momento più delicato della nostra, nuova, storia politica, avviata con l’avventura del Partito democratico. Molto più delicato e critico del giorno successivo alla sconfitta elettorale delle politiche del 2008. E tuttavia dobbiamo avere i nervi saldi, perché il progetto politico nato con il PD deve sopravvivere e proseguire il suo cammino. Nonostante tutto!
Tra tutti i commenti comparsi sulla stampa di questa mattina, ho deciso di proporvi quello della De Gregorio, perché dice una cosa semplice, ma fondamentale. “Per fare cosa?”.
Ecco, dobbiamo rispondere in primo luogo a questa domanda. Poi viene tutto il resto (primarie, congresso, regole, equilibri, rinnovamento, radicamento, e chi più ne ha, più ne metta). Allora riduco tutto a 5 parole chiave che ci devono separare dalle prossime elezioni amministrative ed europee: lavoro, sapere, diritti, sicurezza e territorio. Poi affronteremo tutto il resto, ma adesso queste sono le priorità. Intorno a queste 5 parole chiave si può costruire un percorso per uscire dalla crisi che attanaglia il PD e guardare al futuro. Sono gli ingredienti fondamentali, ma hanno bisogno del lievito che le democratiche e i democratici italiani ci chiedono dall’inizio di questo cammino.
Questo lievito è l’unità.
Manuela Ghizzoni
l’Unità 18.2.09
Risposte chiare
di Concita de Gregorio
Tremila commenti in un’ora alla notizia delle dimissioni di Veltroni, sul web. Una folla all’unisono. Provo a riassumere. C’è più emozione che ragione, in momenti come questi capita. C’è disorientamento, sgomento, sconcerto. Soddisfazione, paura. E adesso?, domandano. E ora? Quelli che fino a ieri urlavano andatevene tutti sono ancora lì, certo: dicono «tutti a casa, anche gli altri». C’è sempre una quota che demolisce e non propone, anche nelle assemblee di condominio e nei consigli di classe, esiste in natura. Poi ci sono quelli che pensano oltre l’istante presente. Domandano: c’è qualcuno che vorreste al suo posto? Chi?
Perché è del tutto evidente che qualcuno dovrà farsi avanti e anche subito: non quando converrà a ciascuno, non dopo che si sarà andati alle europee in ordine sparso per la massima soddisfazione del presidente del consiglio in carica, libero intanto di zittire i giudici e bloccare le indagini, di massacrare la giustizia e di demolire i cardini dello stato, di non rispondere di alcun reato (se l’avvocato Mills è stato corrotto con 600mila euro per testimoniare il falso nel processo contro Berlusconi qualcuno può dire chi sia il corruttore? Domanda facile), di sabotare il sindacato e di avvilire la scuola pubblica, di cambiare la Costituzione come gli convenga e di farsi eleggere presidente della Repubblica ridisegnata a sua immagine, un fantasma di repubblica. Prima di tutto questo, dicevamo. Perché certo conviene alla destra suonare oggi il requiem per l’opposizione. Più difficile capire perché voglia farlo qualcuno anche a sinistra.
Dunque: c’è qualcuno disposto a farsi avanti? I lettori scrivono Bersani, Cofferati, Soru, Di Pietro, Epifani. Un giovane. Ottimo. Quale giovane? Facciamo le primarie, suggeriscono allora: primarie subito. Però, obietta qualcun altro, bisogna rispettare le regole: almeno noi dobbiamo farlo. Allora convocare gli organismi dirigenti, eleggere un segretario di transizione, poi fare le primarie. Poi il congresso. C’è il tempo? Bisogna fare in fretta, lo diciamo da mesi. Molti dicono: il tempo è già scaduto.
E invece c’è il dovere di trovarlo, il tempo che serve, e di starci dentro. Perché poi il problema non sono le procedure e i candidati, il tema vero è: per fare cosa. Ci vuole un partito laico. Un partito che dica cosa vuole fare in tema di immigrazione, di sicurezza, di politica per il lavoro, di scuola, di salute. Che non si pieghi alla logica imperante della corruzione endemica nè soccomba al dettato del clero. È così difficile? Resto convinta che agli elettori più delle tessere delle alleanze e delle strategie importi sapere cosa pensa il Pd sul testamento biologico, tanto per fare l’ultimo esempio. Ecco. Bisognerebbe che potesse dire: se la signora Silvia vuole essere alimentata artificialmente per sessant’anni nel malaugurato caso che resti in stato vegetativo è libera di farlo, nessuno glielo impedirà, ma se Carlo non vuole, invece, nessuno deve imporglielo. Liberi di scegliere: è impossibile? Garantire la scelta di ciascuno. È così complicato? Il Partito democratico sarà riconosciuto come la casa comune se saprà dare risposte semplici e chiare, risposte così. Si può fare, volendo. Si può ancora fare.
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