Tremila alla Fiera di Cagliari per la conclusione della campagna elettorale di Renato Soru. Che dice: “Ora io taccio, la parola a voi”. A Sanluri l’incontro con Veltroni: “I sardi meritano un uomo con le tue capacità”.
“Consegno agli elettori tutti i miei 140 discorsi, le migliaia di mani che ho stretto e le migliaia di chilometri percorsi perché è venuto il momento che io taccia e che parliate voi. La campagna elettorale è nelle vostre mani, il nostro futuro è nelle vostre mani. Muoviamo il vento, muoviamo le montagne in questi due giorni”. Renato Soru chiude con queste parole, tra gli applausi che non finiscono più in un palazzo della Fiera che scoppia di gente, il suo ultimo discorso prima del voto. Di Berlusconi dice: “I sardi non gli daranno la Sardegna gratis e lui non lo capisce. Dice ‘voglio venire a vivere da voi’, questo vorrebbe da grande e noi dovremmo consegnargli la Sardegna. Bisogna dirgli che abbiamo altri progetti». La platea, ogni volta che sente il nome del Cavaliere, fischia. Soru attacca: “Viene qui e chiede a tutti di andare a casa sua, ma la Sardegna è come i nuraghe, non si sposta, non si lascia incantare. La Sardegna che accoglie e non rifiuta di curare gli immigrati – dice – i più deboli, gli ultimi”. Tifo da stadio.
Finisce così una lunghissima giornata, non senza l’ultima tappa a Sanluri, suo paese di origine e dove sceglie di incontrare il segretario del Pd Walter Veltroni “per fargli vedere i luoghi dell’infanzia”. C’è la sua famiglia, alla quale presenta il segretario.
Veltroni da qui ripete quello che ha detto ad ogni incontro – e sono stati tanti – nel Sud dell’isola: lavoratori, impiegati, giovani, tutti chiedono certezza per il proprio lavoro e quello dei figli. “Ci tenevo ad essere qui e ribadire il mio sostegno a Soru – dice il leader del Pd – ma questa è la campagna elettorale di Renato e non, come succede dall’altra parte, di una controfigura. I sardi meritano un uomo con le capacità e la determinazione di Soru, l’orgoglio di sé che ha la Sardegna vorrei lo avesse tutto il Paese. È da qui che può partire un segnale di speranza per l’Italia”. Una società – aveva detto poco prima agli operatori dei servizi sociali, i volontari, il presidente della Provincia, – “dove c’è stato un genocidio di valori, e una società senza valori muore. È la maggiore responsabilità della destra”. Si tratta di riportare nella società quei valori “che sono stati i tratti distintivi della campagna elettorale di Renato”. Non c’è molto tempo, secondo il segretario, c’è una crisi mondiale di cui i capi di Stato si occupano ogni giorno, “mentre il presidente del Consiglio fa battute, racconta barzellette, ogni giorno sceglie di parlare di altro. Oggi per la prima volta dice di essere preoccupato, e noi siamo preoccupati che lui non sia altro che questo. Berlusconi non lo si vedrà più, come non lo si è visto più in Abruzzo”.
Il Pd presenterà il proprio piano contro la crisi, il governo ancora non l’ha fatto. Infrastrutture, semplificazione della burocrazia, credito al sistema delle piccole imprese, ammortizzatori sociali. Ogni appuntamento, quelli di Veltroni nel Sud e poi a Nuoro, quelli di Soru a Porto Canale, la nuova struttura per i trasporti marittimi, all’Osservatorio astronomico in costruzione, il secondo in Europa, sono luoghi di discussione sulla Sardegna e sul Paese, legati a doppio filo, malgrado l’insularità che spaventa i produttori (sostengono gli imprenditori) per gli alti costi di trasporto, ma che può essere, ripete Soru, “una grande opportunità per la nostra terra”. Soru promette una Finanziaria importante “entro 4 settimane del suo secondo mandato, non avete alternative a tutto questo”. E Veltroni dal canto suo dice: “Anche il paese avrebbe bisogno di un governo forte, autorevole all’estero, invece adesso la sua autorevolezza è pari a zero”.
È piena la Fiera di Cagliari
Alle dieci di sera la Fiera di Cagliari scoppia di gente, a migliaia ascoltano fuori al freddo. Soru dice: “Chiudo questa campagna elettorale bellissima avendo ben chiaro cos’è la Sardegna oggi, quello che i sardi vogliono mettere in campo”. Per Cappellacci poche parole: “Non è mai apparso. È l’anomalia di questa campagna elettorale l’invasione continua e violenta da parte del presidente del Consiglio venuto in Sardegna a turbare il normale svolgimento di una democratica competizione elettorale, spesso anche con cattivo gusto”. Dal fondo della sala a Sanluri come nella Fiera di Cagliari qualcuno grida: “Seu siguro ca ci da fadeusu”. In sardo vuol dire: sono sicuro che ce la facciamo.
di Maria Zegarelli L’Unità 14.02.09
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