Il ministro della Paura ha colpito ancora. Ora ha scoperto il traffico di organi dei bambini, profughi ed emigranti, che approdano a Lampedusa. I media gli sono andati dietro, appecoronati comme d’habitude quelli di regime, un po’ spaesati gli altri. Nessuno che si sia dato la briga di approfondire il parere di chi sa di che cosa si sta parlando, come i medici che fanno i trapianti e l’Aido, l’associazione che se ne occupa istituzionalmente. Se lo avessero fatto, non avrebbero avuto il minimo dubbio: il ministro responsabile (?) dell’Interno ha sparato l’ennesima cannonata acchiappaconsensi.
Le «evidenze di traffici di organi di minori» di cui Maroni ha parlato emergerebbero, infatti, dall’incrocio dei dati sulle denunce nei paesi in cui si presume che venga praticato l’espianto a scopo di lucro e la scomparsa di ben 400 dei 1320 minorenni arrivati a Lampedusa. Ora, mentre la scomparsa dei 400 è un fatto circostanziato (sul quale il ministro farebbe bene a disporre indagini), le denunce – non potrebbe essere altrimenti – riguardano espianti già avvenuti. Se il traffico avviene in Italia, si dovrebbe pensare che gli espiantati in patria si portino dietro i loro organi per venderli qui da noi…
Inoltre, gli organi dei bambini possono essere reimpiantati – in genere solo il cuore e con gravi difficoltà – unicamente sui bambini. Quattrocento donatori (ma anche 200 o 100) sarebbero in pesante soprannumero sulla «situazione di mercato» in Italia. In ogni caso, poi, i trapiantati hanno bisogno di cure complesse che durano tutta la vita. Come potrebbero giustificare (loro o i loro genitori) il «possesso» di un organo la cui origine non è certificabile?
Si potrebbe continuare, ma forse basta per chiedere a Maroni di smettere, se ne è capace, di propalare sciocchezze. Se proprio non ci riesce, ministro, spari almeno la sua propaganda lontano da chi, come i malati in attesa di trapianto, di guai ne ha già abbastanza.
Unità, 1.2.2009