“Lavoro e futuro. Quando la felicità dei giovani è un volano per l’intera società”, di Gian Carlo Bruno
Quando si guarda alle prospettive per i giovani in Italia, viene da pensarla come Oscar Wilde quando diceva: “La maggior parte della gente non vive, esiste soltanto”. All’estremo opposto, sembra esserci la provocazione responsabile di Albert Einstein: “tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate a ciascun individuo”. Due citazioni che riflettono due punti di vista solo apparentemente incoerenti, ma che invece descrivono il paradosso del dibattito sulle prospettive per i giovani italiani: il compito di ogni società è quello di garantire ai singoli le opportunità per realizzarsi come individui e, così facendo, contribuire alla crescita e allo sviluppo della comunità in cui vivono. Tutto questo, però, in Italia non succede. È evidente che perseguire la propria felicità e la propria realizzazione non va solo a beneficio del singolo, ma anche della società in cui il singolo vive e opera. Le due dimensioni, individuale e collettiva, sono legate da uno scopo e interesse comuni. Per questo, chi gestisce la comunità e ha responsabilità pubbliche dovrebbe preoccuparsi della …