Il 24 gennaio 1979 l’operaio Guido Rossa viene ucciso dalle Brigate Rosse. In un mercoledì come tanti Rossa, alle 6.30 del mattino, esce di casa per recarsi all’Italsider di Genova dove lavora: non arriverà mai. Le Brigate Rosse lo freddano all’interno della sua vettura parcheggiata sotto casa.
Nel 1970 Guido Rossa, militante del Pci e iscritto alla Cgil, era stato eletto delegato sindacale ed era diventato ben presto un riferimento per lavoratori e dirigenti che apprezzavano in lui la serietà e il rigore morale. Erano gli anni del terrorismo, ma Guido Rossa non aveva paura: al processo contro Francesco Berardi – reo di aver lasciato in fabbrica volantini e risoluzioni delle Br – lo aveva indicato come il “postino” delle Br. Sarà questa testimonianza a condannarlo.
Genova, la sua città, non ha dimenticato il sacrificio di Guido Rossa. Sabato 24 gennaio 2009, a trent’anni esatti dalla sua scomparsa, Cgil Cisl Uil lo ricordano insieme alla figlia Sabina – oggi parlamentare alla Camera dei Deputati – e al segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. Alla cerimonia, che ha luogo presso la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, sono invitati a partecipare il sindaco di Genova Marta Vincenzi, il presidente della provincia Alessandro Repetto, il presidente della regione Claudio Burlando, il segretario nazionale Uil Antonio Foccillo e la segretaria nazionale Cisl Anna Maria Furlan. Luigi Leone, caporedattore centrale de Il Secolo XIX, presenta l’iniziativa durante la quale sono previste alcune letture, con l’attore Nicola Pannelli, e un’esibizione musicale dei professori dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice.
Ecco un passaggio della lettera che Guido, alpinista di indiscussa qualità che tra le sue vette annoverò l’Annapurna, scrive all’amico Ottavio: “Da ormai parecchi anni mi ritrovo sempre più spesso a predicare agli amici che mi sono vicini l’assoluta necessità di trovare un valido interesse nell’esistenza; un interesse che si contrapponga a quello quasi inutile .. dell’andar sui sassi. Che ci liberi dal vizio di quella droga che da troppi anni ci fa sognare … chiusi nel nostro egoismo, unici abitanti di un pianeta senza problemi sociali, fatto di lisce e sterili pareti … dove per un attimo o per sempre possiamo dimenticare di essere gli abitanti di un mondo colmo di soprusi e ingiustizie, di un mondo dove un abitante su tre vive in uno stato di fame cronica … Per questo penso anche che noi dobbiamo finalmente scendere giù in mezzo agli uomini a lottare con loro … tra gli uomini di tutti i giorni, e che ciò ci aiuti a rendere valida l’esistenza nostra e dei nostri figli”. Questo era Guido Rossa, al quale, dopo la morte, il presidente della Repubblica Sandro Pertini conferì la Medaglia d’oro al valor civile.
da www. rassegna.it, dove troverete altre notizie su Guido Rossa
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