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Eluana, il ministro Sacconi indagato per violenza privata

Un nuovo capitolo si apre nella vicenda di Eluana Englaro dopo il “no” della Clinica Città di Udine ad accogliere la donna, in stato vegetativo persistente da 17 anni, per dare attuazione al decreto della Corte di appello di Milano che ha autorizzato il distacco del sondino per la nutrizione artificiale. Protagonista è il ministro del Welfare Maurizio Sacconi: la Procura di Roma ha infatti iscritto Sacconi sul registro degli indagati con l’accusa di violenza privata in merito al caso. L’avvio dell’inchiesta, spiega la Procura, è «un atto dovuto» dopo una denuncia presentata dai Radicali (scaricabile anche direttamente dal sito dell’Associazione Luca Coscioni): vi si ipotizzava il reato nei confronti dei sanitari della casa di cura Città di Udine e si chiedeva di verificare in che termini le affermazioni di Sacconi – che lo scorso dicembre ha firmato un atto di indirizzo alle Regioni in cui si definisce «illegale» la sospensione dei trattamenti di idratazione-nutrizione artificiale in tutte le strutture del Servizio sanitario nazionale – avessero impedito di dar corso al decreto della Corte d’appello di Milano. Una notizia che ha riacceso le polemiche, mai sopite, sul caso, mentre la famiglia Englaro ribadisce il proposito di andare avanti nell’obiettivo di porre fine alle sofferenze di Eluana.

Sacconi ha cercato di giustificarsi, ma ha affidato solo a un comunicato stampa il proprio commento: «Ho ritenuto mio dovere farlo». Parole che suscitano subito l’immediata reazione dell’opposizione: «È doveroso che ci sia un’indagine della magistratura perché – sottolinea Ignazio Marino (Pd) – va compreso se il ministro abbia fatto un abuso della propria carica», mentre per Marco Cappato (Radicali), l’indagine «riapre un minimo spiraglio di legalità e di rispetto dello Stato di diritto».

Polemiche che non scuotono la famiglia Englaro: «La famiglia ha intenzione di andare avanti, ma i contatti che si cercherà di prendere con altre strutture in futuro – annuncia il neurologo Carlo Alberto Defanti, che ha in cura Eluana – non saranno comunicati alla stampa». Chiare anche le parole della curatrice di Eluana, l’avvocato Franca Alessio: «Se non si dovessero trovare altre soluzioni ritorneremo a chiedere con forza che l’attuazione della decisione di interrompere l’alimentazione artificiale a Eluana avvenga in Lombardia, non escludendo neppure la stessa clinica Beato Luigi Talamoni, dove ora è ricoverata».

Sembrerebbe invece esclusa l’ipotesi di rivolgersi all’estero: «Altre regioni, come l’Emilia Romagna – afferma Alessi – avrebbero manifestato disponibilità». Immediata giunge però la replica del sottosegretario alla Salute Francesca Martini: l’atto di indirizzo di Sacconi «resta valido per tutte le strutture, anche, ovviamente, quelle che in futuro la famiglia potrà contattare».

L’Unità 18.01.09

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