“Bobbio, l’indignazione civile dell'”altra Italia” che ci manca”, di Marco Revelli
Cinque anni fa, il 9 gennaio del 2004, si spegneva a Torino Norberto Bobbio. Da tempo aveva cessato di esprimersi pubblicamente. Di accompagnarci con le sue analisi e il suo pacato ammonimento. Sul silenzio pubblico degli ultimi anni di Bobbio, determinante era stato,senza dubbio, il peso dell’età.Non sopportava quella troppo «lunga, e sospirata, attesa della morte» di cui aveva scritto nel suo testo più tragico, il “De senectute”.a “Quel «di più di vita» di cui si lamentava con gli amici, diventatogli tanto più insopportabile dopo la scomparsa di Valeria, la compagna di tutta la sua vita. Ma lo tormentava, forse altrettanto, la vista del degrado pubblico.La sofferenza che lo spettacolo del Paese gli provocava. “Nella prima parte del “De senectute”, analizzando le tappe «storiche» del suo invecchiamento, gli “eventi collettivi che determinano il salto generazionale, ne aveva indicato due: la «grande contestazione» della fine degli anni 60, il «Sessantotto» insomma, «quando sorse una generazione ribelle ai padri» e – scrive – «mi sentii improvvisamente invecchiato (ero sulla sessantina); e la «grande trasformazione» degli anni 90: la …