Quasi quasi mi rileggo Marx. Intervista a Hans Magnus Enzensberger
Hans Magnus Enzensberger, lei ha investito in azioni? «No, non mi piacciono. È un gioco che mi annoia. Anche le sale da gioco mi interessano poco. Non ci resisto a lungo e quando ci vado perdo tutti i soldi il più presto possibile soltanto per potermene andare via prima. La Borsa è un po’ come un grande casinò, se osservata dal punto di vista dei giocatori – non di certo dalla prospettiva delle banche». Lei è nato nel 1929, l’11 novembre. Due settimane dopo il venerdì nero di Wall Street. Alla fine della seconda guerra mondiale aveva 16 anni. La generazione a cui appartiene conosce il caos. Quel che sta accadendo la rende diffidente? «Beh, ma essere diffidenti va bene. Chi in questo periodo è stato scettico se l’è cavata alla grande. Adesso le banche ci supplicano “Per favore, abbiate fiducia in noi!”. Tutta questa crisi finanziaria non è stata provocata di certo da una carenza di fiducia, quanto piuttosto da una quasi commovente ingenuità. Chi ha avuto fiducia nel proprio consulente finanziario ora è …