Giorno: 28 Dicembre 2008

Fuoco e macerie

Fassino: “Tutto deve essere fatto in queste ore per far tacere le armi, evitando che un nuovo incendio bruci il Medio Oriente”. Piove. Un diluvio di bombe da più di 24 ore si abbatte su Gaza, quartier generale degli estremisti islamici di Hamas. Morti tra gli israeliani, morti tra i palestinesi. In 24 ore le vittime sono state oltre 400 e pare non si riesca a fermare la girandola impazzita di raid, contro-raid a suon di missili e promesse di attentati kamikaze. Ieri Israele ha sferrato massicce incursioni aeree contro Hamas nella Striscia di Gaza, uccidendo circa 230 palestinesi e ferendone altri 400 in rappresaglia alla ripresa dei lanci di razzi dal territorio controllato dagli integralisti islamici. E’ guerra, e secondo il presidente palestinese Abbas “questo massacro si poteva evitare”. Nella striscia di Gaza domenica segna il secondo giorno di un conflitto che conta già un bilancio drammatico: oltre 270 vittime ieri e 620 feriti, tra cui molte donne e bambini. All’alba nuovi massicci raid dell’aviazione israeliana mentre una salva di razzi, sparati da Gaza, …

“Buon anno, siamo in Crisi”, Remo Bodei

In un discorso a Indianapolis del 12 aprile 1959, John F. Kennedy fece notare come il termine cinese weiji, tradotto con “crisi”, fosse composto da due ideogrammi, indicanti, rispettivamente, “pericolo” e “opportunità”. Aggiunse poi che, di fronte ai crescenti progressi tecnologici e scientifici dell’Unione Sovietica, bisognava reagire al rischio di una imminente perdita di terreno spronando gli americani a vincere la sfida per la conquista dello spazio e a utilizzare l’energia atomica, l’automazione e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione per sconfiggere dovunque la povertà. Da allora questa parola cinese è stata variamente citata per accreditare la tesi del capovolgimento delle situazioni di crisi in preziose occasioni di risanamento. Peccato che – come ha osservato qualche esperto di lingua cinese – wei designi effettivamente “pericolo”, ma ji indichi il “punto cruciale” e non (o non tanto) l’opportunità. Se, filologicamente, la spiegazione del nesso tra wei e ji non è del tutto vera, certo è ben trovata e, come artificio retorico, può risultare abbastanza efficace non solo nel sorreggere le speranze e nel mobilitare le energie …