Focus/ I diritti violati
Sono i disabili iscritti al collocamento, 61% al Sud. Solo un’azienda su 4 si preoccupa dell’integrazione
Lavorare. E trarre soddisfazione dal proprio lavoro. Per i disabili si tratta di due obiettivi particolarmente importanti, ma difficilmente realizzabili. Eppure c’è una legge che tutela i loro diritti, la numero 68 del marzo 1999 che ha sostituito regolamenti, leggine e circolari vecchie di 20 anni. La normativa, oltre all’assunzione a pieno titolo in aziende pubbliche e private, prevede che l’inserimento del disabile nel lavoro miri a «valorizzare le abilità residue e le potenzialità inespresse ». Ma, nella pratica, le cose vanno molto diversamente. Il primo ostacolo è la confusione nel definire la condizione di disabile sia a livello italiano, che europeo. Con statistiche e numeri discordi, vecchi di anni, non aggiornati.
I dati più recenti sono quelli dell’Istat del luglio 2005, basati su rilevamenti dell’anno precedente: dicono che i disabili in Italia sono 2,8 milioni, il 4,8% della popolazione. Però secondo il rapporto Eurostat (l’ufficio di statistica dell’Ue) sulla popolazione europea tra i 16 e 64 anni, quindi in età di una possibile occupazione, in Italia le persone disabili o affette da gravi malattie a lunga durata che ne limitano le capacità lavorative, sono il 6,6% della popolazione. Oltre 4 milioni. Una differenza non da poco. «Se poi— dice Carlo Gulminelli, vicepresidente dell’onlus bolognese Asphici —ci addentriamo nella classificazione delle disabilità per l’inserimento nel posto di lavoro più idoneo, ci troviamo di fronte ad una vera e propria Babele di suddivisioni e tipologie». Secondo gli esperti, comunque, i disabili non temporanei in Italia sono «almeno tre milioni». E per loro trovare lavoro è difficile, soprattutto nel Sud e nelle Isole.
Nel 2007, secondo quanto si legge nella Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 68 presentata dal ministero del Lavoro, i disabili iscritti agli elenchi provinciali del collocamento erano 768 mila. «Il numero—spiega Francesco Garofalo, dirigente del ministero — comprende anche quelli che lo fanno per percepire l’assegno di invalidità. Comunque 481 mila sono gli iscritti nel Sud e Isole ». Una forbice che si allarga quando si parla di avviamento al lavoro: 31 mila in tutta Italia. E, di questi, solo seimila al Sud. La situazione non migliora una volta trovata l’occupazione. E non aiutano nuove tecnologie e web. Nel rapporto «Ict accessibile e disabilità», realizzato dalla School of management del Politecnico di Milano su un campione di 1.060 aziende, si scopre che solo un’azienda su 4 si preoccupa della completa integrazione del disabile. Le altre tre aziende hanno il solo obiettivo di adempiere all’assunzione di legge.
Senza mettere in atto politiche di inserimento, compreso l’utilizzo dell’informatica che in molti casi potrebbe rivelarsi un valido sussidio. Perché, spiega il professor Andrea Rangone, responsabile della ricerca, «le imprese tendono ad assumere persone con disabilità che non necessitano di usare strumenti hitech, con un approccio che possiamo definire di “dissoluzione” del problema». Dunque assunti, ma sottoimpiegati. Lontani da quanto sta scritto nella 68 che enfatizza il passaggio del disabile «da obbligo a risorsa attiva». La legge lascia ai Cpi, centri per l’impiego, il compito di redigere le graduatorie e avviare i lavoratori disabili in azienda. Con l’obiettivo di accelerare i tempi di assunzione, seguendo il disabile nell’iter di collocamento. A Milano e provincia alla fine dello scorso anno gli iscritti alle liste erano 21 mila e 2.500 sono stati avviati al lavoro. «Fino a qualche anno fa — spiega Claudio Messori, il responsabile servizi occupazione disabili del Cpi — le aziende chiedevano la semplice consultazione degli elenchi, adesso abbiamo messo in atto Match, un sistema informativo che confronta domanda e offerta, tenendo conto della tipologia di richiesta delle aziende e competenze del disabile».
Compreso l’accompagnamento ai colloqui di lavoro e il monitoraggio nei primi mesi di attività. Ma a proposito di Cpi, nella relazione al Parlamento si dice che nel 2005 «a livello nazionale, quasi il 70% dei Cpi risulta accessibile ad un’utenza disabile, con punte virtuose nel Nord Ovest dove circa 15 strutture su 100 presentano problemi di accessibilità… la situazione più critica resta al Sud e nelle Isole, dove la presenza di ostacoli all’accesso continua ad affliggere oltre il 60% dei Cpi». Ovvero al Sud le difficoltà nel trovare lavoro per i disabili cominciano, in sei casi su 10, con l’impossibilità di accedere al Cpi. Tutti temi, questi, che oggi saranno al centro di incontri e dibattiti nell’ambito della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. L’evento, promosso dall’Onu, ha lo scopo proprio di sostenere la dignità e la piena integrazione di tutti i disabili.
Umberto Torelli, Corriere della Sera del 3.12.2008