Tv, la macchina della paura. Una macchina che genera insicurezza. Adesso uno studio certifica dati alla mano come l’informazione (Tg5 più degli altri) «elabori» la realtà. Generando panico. Ora, a urne chiuse, tutto è tornato più «normale».
Che fanno gli italiani? Si rilassano, hanno meno paura? Dove è finito quello spasmo che solo fino a qualche mese governava sonni e veglie armando incubi in cui erano vittime di scippi, furti, minacce? Eppure, il teatrino delle nostre esistenze non sembra sia più dolce che nel recentissimo passato… Conviene cedere alle novità documentate dalla seconda indagine sul tema promossa dalla Fondazione Unipolis e condotta da Demos & pi in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia; e farcene una ragione: il Grande Choc del 2007, quando pensavamo di vivere nella jungla, è passato, il problema della criminalità, legato all’immigrazione, non è più il mostro che ci divora l’anima.
La polpetta avvelenata
Verremo presto ai dati ma intanto seguiamo quella tenera paranoia che, proprio nel 2007, ci aveva spinti a riflettere più o meno in questi termini: «La storia della criminalità immigrata è una polpetta avvelenata dagli interessi politici di chi vuol giocare sulla paura degli elettori». L’abbiamo pensata in tanti, senza tanta malizia, alla vigilia di una tornata elettorale – si è votato ad aprile di quest’anno – estenuante per durezza e durata, in larghissima parte giocata proprio sul tema della sicurezza.
E chi se lo dimentica. Solo che quando torniamo a quel tempo e a ciò che portava con sé, non possiamo fare a meno di ripescare un file di immagini televisive dense di notizie “criminis” e di scazzi mai risolti tra politici ed esperti. In altre parole, tra la realtà – e cioè come stavano davvero le cose rispetto alla minaccia della criminalità – e noi, gli italiani, c’era in mezzo la comunicazione, in particolare i tg, per non parlare dei salotti tv e dei loro tormentoni. Erano soprattutto i tg – attesta l’indagine – a formare la percezione del pericolo presso l’opinione pubblica. Questo è nei fatti, interessa piuttosto l’intensità dello stimolo che questi strumenti di comunicazione hanno applicato mentre informavano. Non solo, la stessa indagine giunge alla conclusione che la sensazione di insicurezza appare, oltre un certo tetto, direttamente proporzionale al numero di ore che ognuno di noi trascorre davanti allo schermo televisivo. Superate le quattro ore quotidiane di frequentazione tv siamo praticamente a bordo di un tappeto volante che può farci precipitare quando vuole. Più la guardi, più hai paura di vivere.
Spauracchio preventivo
Ma torniamo ai dati forniti da Ilvo Diamanti. Di fronte a un lieve decremento dei fatti criminosi, pur restando alta (82%, sei punti in meno rispetto all’ottobre scorso) la percentuale di chi si dice convinto di una progressione dei fenomeni criminali, diminuisce in modo drastico – dal 53 al 40% – la componente di coloro che considerano aumentata la criminalità a livello locale, sotto casa per intendersi. Ancora paura degli immigrati? Certo che sì, ma se l’anno scorso coinvolgeva oltre la metà degli italiani, questo stato d’animo ora interessa un terzo della popolazione. Altro dato sensibile: se dodici mesi fa il 51% di noi riteneva un pericolo gli stranieri, adesso solo il 36% sarebbe pronto a sottoscrivere questa denuncia preventiva. Ma la notizia non finisce qui: ecco che il 42% delle genti di questo paese ritiene che gli immigrati siano una risorsa. Incredibile ma vero, questo sguardo positivo ha sorpassato la paura, la diffidenza, il rifiuto. Sembrano buone nuove e forse lo sono davvero, soprattutto se tiene conto che giusto dodici mesi fa eravamo in preda al panico più nero, su questi temi, grazie alla tv.
Il tempismo
L’indagine ha fatto il conto della serva, ha «pesato» le notizie relative alla criminalità trasmesse tra il 2005 e il primo semestre 2008 dalle reti Rai (Tg1, Tg2, Tg3) e da quelle Mediaset (Tg5, Tg4, Studio Aperto). Hanno badato solo a quante notizie sono state date, non a quanto tempo è stato loro dedicato nell’arco dei tg. Il risultato potete vederlo nelle tabelle qui accanto: avete modo di notare il picco che accomuna tutte le reti in corrispondenza del secondo semestre del 2007, quando, annota l’indagine, il numero dei reati era comunque già in calo. Pure all’interno di questo dato sincronizzato, appare evidente come comunque il Tg5 ci abbia dato dentro più degli altri, ben più del Tg1 che pure non è rimasto a guardare l’antagonista mentre quest’ultimo rovesciava sull’audience 904 notizie di crimini e nella coscienza delle persone aumentava a dismisura la diffidenza nei confronti degli immigrati. Ma c’erano le elezioni e la campagna era in corso.
Gad Lerner, intervenuto alla presentazione dell’indagine, ha invitato a non rintracciare il Grande Vecchio in questa che potrebbe facilmente essere intesa come una Grande azione Parallela rispetto alla politica. Ok: cercheremo un piccolo anziano.
L’unità 22.11.1008