«Bisogna tener conto, eccome, dello stato dei conti pubblici. Però le cifre non dicono tutto. Occorre confrontarsi nel merito dei problemi su questa materia». Suonano come un richiamo, le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Napolitano alla cerimonia del Premio Balzan 2008, nella sede dell’Accademia nazionale dei Lincei a Roma.
Una vetrina per giovani scienziati e artisti, ma anche un’occasione per riflettere sulla difficile situazione della ricerca scientifica in Italia, paralizzata dall’assenza di un’adeguata politica di sostegno economico, e risucchiata oggi anche dal vortice della crisi economica.
Un messaggio chiaro, quello del Capo dello Stato, ad un sistema che ha già perso e rischia ancora di perdere i suoi cervelli migliori, i giovani talenti che ogni giorno si rifugiano negli altri Paesi europei o negli Stati Uniti per realizzare i loro sogni, i loro progetti. Come accaduto, ha ricordato Napolitano, al medico toscano Paolo Macchiarini, che in Italia non ha avuto fortuna e in Spagna, adesso, trapianta trachee senza rischio di rigetto. «E come potrebbe accadere – ha ricordato il Presidente – a tanti altri giovani medici e scienziati. Per questo spero che su questa situazione ci si soffermi con molta attenzione».
Ma fino ad ora, l’unica concreta risposta del governo Berlusconi alla paralisi della ricerca e alla fuga dei cervelli è arrivata da lontano, da quella costola della Finanziaria 2007, varata dall’ultimo governo Prodi, che era stata creata per sostenere e aiutare i talenti emergenti. Un testo che trasformava in legge un’idea dell’attuale presidente d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale, il senatore del Pd Ignazio Marini: assegnare una quota non inferiore al 5% delle risorse destinate alla sanità ai progetti migliori di giovani medici-scienziati. Da quell’idea, da quella legge nacque poi un bando per «Giovani ricercatori 2007», che dopo aver passato le maglie e i tagli del Berlusconi IV, è diventato, finalmente, una realtà. Il bando, sul quale il ministero del Welfare non ha potuto non dare il nulla osta, mette a disposizione di 26 ricercatori una somma complessiva di 15 milioni di euro – circa 550 mila per ogni “cervello” – per una serie di progetti innovativi nel campo della biomedica.
La risposta è stata corale: alla commissione di selezione istituita dal bando sono arrivati circa 1250 progetti, di cui ne sono stati scelti 154, poi ancora ridotti a ventisei. Diversi i campi di ricerca coinvolti, dalle malattie neurovegetative alla leucemia, dall’epilessia alle malattie polmonari croniche, fino al Parkinson, all’influenza e all’uso inappropriato dei farmaci. Tutte italiane le istituzioni a cui andranno i fondi, anche se alcune operano all’estero. Toccherà poi al ricercatore decidere come e dove utilizzare la borsa. Sarà lui e solo lui, seguendo il modello americano, il dominus del progetto.
Una soluzione innovativa, come quella adottata per giudicare i lavori: giovani studiosi che scelgono giovani studiosi. Per formare la commissione giudicante, infatti, sono stati chiamati dieci ricercatori, cinque italiani e cinque stranieri, tutti sotto i 40 anni, fuori da quei circuiti accademici governati dai professori-baroni e dalla logica delle “segnalazioni” e delle “spintarelle”. Una ventata di meritocrazia, insomma, vicina all’idea di Ignazio Marino che, nel 2007, dopo aver esercitato a lungo la sua professione di chirurgo negli Stati Uniti, pensò al bando partendo da un ragionamento semplice: «I giovani ricercatori vanno a lavorare all’estero perché, a differenza dell’Italia, si sentono giudicati nel merito».
Ma accanto a una buona notizia, proveniente dal passato e riciclata in qualche modo dall’attuale governo, ne arriva subito un’altra negativa, e per giunta sullo stesso fronte. Protagonista, ancora una volta, il ministero dell’Istruzione guidato da Mariastella Gelmini, che rischia di divorare la fetta più grossa dei fondi che la Finanziaria del 2008 dovrebbe restituire al mondo della ricerca, ai giovani in particolare. In base agli spostamenti del fondo della ricerca sanitaria previsti dalla manovra, il prossimo bando (2008) per i talenti emergenti potrebbe essere finanziato con 80 milioni di euro, provenienti in parte dalle casse del Welfare in parte da quelle dell’Istruzione.
Trenta milioni sarebbero già disponibili, ma degli altri 50, quelli attesi dal ministero della Gelmini, non c’è ancora alcuna traccia. Per questo motivo, proprio in occasione del premio Balzan, sono arrivati gli appelli del senatore Marino, soddisfatto per il risultato della sua “creatura”, ma al contempo preoccupato dal blocco del nuovo bando di concorso. «Il ministro Gelmini si svegli – ha esclamato Marino – e firmi il bando 2008 per consentire lo stanziamento di 50 milioni di euro per i giovani ricercatori altrimenti, come dicono gli americani, kiss goodbye. Cioè addio soldi». «Oltretutto – ha aggiunto – questa potrebbe essere l’occasione per fare una bella figura davanti al Paese e ai giovani, per di più con fondi accantonati dal precedente Governo Prodi».
E il ministro Gelmini ha risposto: «Firnerò». Ma quando?
da Unita.it