“E’ una sentenza incomprensibile, che nega giustizia a tutte le persone che quella notte nella scuola Diaz vennero violentate”. Roberto Della Seta, senatore del Pd e capogruppo in Commissione Ambiente, commenta così la decisione del Tribunale di Genova che ha assolto l’intera catena di comando della polizia per i “pestaggi” nella scuola Diaz di Genova.
“Quella notte come la stessa sentenza riconosce – afferma ancora Della Seta – molti agenti violarono i diritti elementari di tante persone, mancarono al loro giuramento di fedeltà alle leggi della Repubblica e macchiarono con i loro comportamenti l’onore delle forze dell’ordine: è fuori dalla logica, e come sanno tutti quelli che come me in quelle ore erano a Genova è fuori dalla realtà, sostenere come fanno i giudici che tutto questo avvenne per l’improvviso ed autonomo impazzimento di alcuni ‘esecutori’, senza colpe ed omissioni di chi in quelle ore gestiva l’ordine pubblico nella città”.
Di tutt’altro avviso è il ministro della Giustizia Angelino Alfano: «È stata pronunciata una sentenza – dice – che ha dato un responso chiaro su ciò che è successo». Eppure l’unica cosa chiara è che i fatti di Genova 2001 rischiano di rimanere inghiottiti in una delle pagine più buie del nostro Paese, così come della nostra Democrazia. La sentenza ha assolto i vertici della polizia e condannato agenti e due soli dirigenti, Michelangelo Fournier che aveva definito quella notte di botte e violenza, tra il 21 e il 22 luglio del 2001, una “macelleria messicana” e l’ex capo del reparto Mobile di Roma, Canterini.
Lanfranco Tenaglia, ministro ombra della Giustizia, ha espresso rispetto per la decisione della magistratura, sia pure con ”l’amaro in bocca”. “Anche in questo caso – riferisce Tenaglia – credo che i giudici abbiano fatto il loro dovere. Vedremo nei successivi gradi di giudizio”.
Nell’attesa, però, rimangono le certezze che questa sentenza dei giudici offre, e cioè – come ha ricordato Ermete Realacci, ministro ombra dell’Ambiente del PD – “La conferma delle gravissime responsabilità di alcuni esponenti delle forze dell’ordine in una delle pagine più buie della nostra democrazia: quella legata ai pestaggi della Diaz e alla distorsione della verità su quanto accadde realmente nei giorni del G8 di Genova”.
”Per poter mettere definitivamente la parola fine su questa triste pagina della nostra storia”, conclude Realacci, ”serve il completo accertamento della verità. Oggi la ferita è ancora aperta.”
Ora, non rimane che il dolore. Il dolore per una verità mutilata che non smette di dilaniare la memoria di quei giorni oscuri. Quattro giorni in cui l’Italia è caduta nel baratro della sua stessa vergogna. Quattro giorni in cui i diritti fondamentali della Costituzione sono stati sospesi. Quattro giorni in cui il cuore della Democrazia ha cessato di battere.
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