Le molestie erano iniziate nel 1985 e si verificavano a tutte le ore del giorno e della notte. Ora dovrà pagare 56mila euro. E’ fra le prime sentenze in Italia. Riconosciuti il danno biologico e morale
Modena, 23 ottobre 2008 – Per tredici anni ha dovuto ricevere telefonate anonime dal suo molestatore, a tutte le ore del giorno e della notte. L’uomo non mancava poi di spedirle lettere di minaccia: una volta ha anche consegnato un topo morto per spaventarla, per convincerla a cedere alle sue avances.
Ora la giustizia, uno fra i primissimi casi in Italia, ha riconosciuto a una 60enne modenese, residente nella fascia pedemontana, la gravità di quegli anni terribili trascorsi a subire intimidazioni ossessive senza poter opporsi. La Corte di Appello di Bologna, seconda sezione civile, con la sentenza 720 del 2008 ha infatti confermato nei giorni scorsi la condanna del molestatore al risarcimento di 56mila euro alla donna presa di mira, più le spese legali.
«Una sentenza di rilievo — dice l’avvocato Donatella Baraldi che assiste la sessantenne — visto che ancora non è connotato il reato di ‘stalking’ e si procede con l’accusa di ‘semplici’ molestie e minacce anche nei casi in cui sia evidente l’intento di perseguitare una persona dell’altro sesso. La Corte d’Appello è stata però sensibile nel quantificare i danni subiti dalla donna per un tempo lunghissimo. Si era ridotta a uno stato di abbattimento e costante paura per questa minaccia che la rendeva difficile ogni atto della quotidianità».
Era il 1985 quando la donna, allora 40enne, conobbe il suo futuro persecutore. L’amicizia si consolidò un poco, quando l’uomo iniziò a farsi sempre più insistente per conquistare la signora. Ben presto divennero una terribile costante le telefonate a sfondo sessuale e ogni tipo di messaggio minaccioso. La donna sospettava del suo presunto amico, ma non aveva prove e, ad onor del vero, era ancora difficile inquadrare il reato di ‘stalking’ all’epoca. Una svolta si è avuta quando si è potuto mettere sotto controllo il telefono del molestatore. Emerse subito che era lui l’autore delle chiamate.
In sede penale l’uomo ha potuto patteggiare alcuni anni orsono una pena di due mesi, che è stata sospesa. Una circostanza che, comprensibilmente, non ha contribuito a ridurre il timore della donna che ancora si sentiva sotto scacco. Nel 1999 è stata così avviata la causa civile nei confronti dell’uomo, con l’importante sentenza di primo grado, la 49 del maggio 2002. L’altro giorno, la Corte d’Appello ha riconosciuto alla donna l’entità dei danni subiti nei lunghi anni di persecuzione. Una storia privata e infernale durata anni, per troncare la quale non era servito nemmeno cambiare il numero di telefono alla molestata. Subito era stata rintracciata e di nuovo bersagliata da quello che, inizialmente, era un amico.
Il Resto del Carlino, 23 Ottobre 2008