E alla Camera si vota la fiducia sul decreto. Corsa contro il tempo per l´approvazione
ROMA – La scuola scende in piazza. Ieri sera i segretari di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno raggiunto l´accordo. Sciopero nazionale e manifestazione a Roma. La data sarà ufficializzata oggi, dopo il tentativo di conciliazione al ministero della Pubblica Istruzione. Ma probabilmente sarà giovedì 30 ottobre. Oggi alla Camera il voto di fiducia sul decreto Gelmini. Poi il provvedimento passerà al Senato. Una vera corsa contro il tempo perché, per diventare legge, dovrà essere approvato entro e non oltre il 31 ottobre. Domani saranno gli studenti della “Rete” a scendere in piazza in settanta città, «contro i tagli di 8 milioni di euro, contro un governo che racconta balle, per rivelare la verità all´opinione pubblica».
In attesa delle manifestazioni e del voto di fiducia il ministro Renato Brunetta ha deciso di gettare benzina sul fuoco. «I nostri insegnanti lavorano poco, quasi mai sono aggiornati e in maggioranza non sono neppure entrati per concorso – afferma – ma grazie a sanatorie. E poi 1.300 euro sono comunque due milioni e mezzo di vecchie lire, oggi l´insegnamento è part-time e come tale è ben pagato». Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas della scuola, risponde per le rime: «Senti chi parla, Brunetta da docente universitario prende quattro volte lo stipendio di un insegnante di scuola e ha un orario molto più ridotto. Parla delle ore di insegnamento ma si scorda quelle che il docente impegna per preparare le lezioni, aggiornarsi e valutare gli studenti. La sua uscita bizzarra contribuirà al successo del nostro sciopero e della manifestazione del 17 ottobre a Roma».
Maria Pia Garavaglia, ministro ombra dell´Istruzione del Pd, invita Brunetta «ad avere maggior rispetto per chi lavora nel mondo della scuola. Il governo la finisca con questa opera diffamatoria e metta a disposizione i fondi, invece di tagliarli». Secondo Giorgio Rembado, presidente dell´associazione nazionale presidi, «lavorano poco i docenti che lavorano male. Chi prepara le lezioni, si aggiorna e corregge i compiti facendolo con coscienza fa un lavoro a tempo pieno. Bisogna rivedere le modalità di reclutamento, legando l´assunzione a criteri meritocratici ed eliminando le graduatorie che prevedono che si faccia carriera per anzianità e non per le abilità conseguite». Ma il fronte di protesta non si ferma alla scuola. L´ateneo di Firenze è in prima linea: dopo l´occupazione delle aule del polo scientifico di Sesto Fiorentino e della facoltà di agraria, ieri si è passati al volantinaggio e agli striscioni srotolati dai ponti Santa Trinità e Carraia. Anche a Pisa oggi assemblea in piazza: circa 3.000 persone fra ricercatori, impiegati amministrativi e tecnici precari. Proteste anche nella capitale, dove, dopo una settimana di agitazione, sono scesi di nuovo in piazza i precari degli enti pubblici di ricerca, per protestare, sotto il ministero dell´Istruzione, contro l´emendamento che sopprime di fatto le stabilizzazioni.
Una giornata di astensione generale dal lavoro decisa da Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals
Nel mirino il provvedimento della Gelmini sul quale è stata votata la fiducia
Scuola, sciopero il 30 ottobre. In piazza a Roma contro il decreto
Domani si muovono gli studenti: manifestazioni di Unione e Rete
di SALVO INTRAVAIA, Repubblica.it 9 ottobre 2008
Scuola in piazza il 30 ottobre. La data, dopo che nella mattinata di oggi è fallito il “tentativo di conciliazione” previsto dalla norma vigente sugli scioperi, è stata ufficializzata da pochi minuti. “Le organizzazioni Sindacali Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti hanno registrato – in sede di tentativo di conciliazione – una risposta negativa rispetto alle loro rivendicazioni”. Insegnanti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) andranno dunque in piazza giovedì 30 ottobre.
Le 5 sigle sindacali della scuola “hanno deciso di promuovere una forte mobilitazione di tutto il personale, che comprende lo sciopero generale nazionale per l’intera giornata di giovedì 30 ottobre, cui hanno già aderito anche le organizzazioni studentesche. Il 30 ottobre “è prevista una manifestazione nazionale a Roma”, si legge nel comunicato diramato dopo il fallimento di un accordo in extremis col governo. Sullo sfondo della mobilitazione i provvedimenti sulla scuola previsti dal decreto-legge 112, già convertito in legge, e il decreto-legge 137, su cui il governo ha posto la fiducia, che prevede il maestro unico alla scuola primaria. Ma non solo. I rappresentanti dei lavoratori “ricordano” all’esecutivo che il contratto della scuola è scaduto da 9 mesi e lamentano le continue “incursioni” da parte del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, su tematiche che, a parere dei rappresentanti dei lavoratori, sono anche di competenza dei sindacati.
L’elenco delle motivazioni che hanno spinto i sindacati ad una mobilitazione “quasi unitaria” è lunghissimo. Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals Confsal e Gilda non hanno digerito il “micidiale” articolo 64 del decreto-legge 112: quello che in piena estate ha previsto di realizzare in appena tre anni una cura da cavallo per gli organici della scuola. Per dare la possibilità al governo di tagliare 87 mila cattedre e 44 mila posti di personale Ata, e realizzare un “risparmio” che supererà gli 8 miliardi, il provvedimento consente al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, di mettere le mani pesantemente “sull’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico”: modifica dei curricola e dei quadri orari di tutti gli ordini scolastici (dall’elementare al superiore), “razionalizzazione” della rete scolastica, per citare i punti salienti.
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