“Domenica 28 settembre si vota a Carpi per il referendum su Aimag promosso per annullare la delibera del Consiglio comunale che prevede la vendita di una quota di azioni dell’azienda a un partner industriale di minoranza. Ho aderito al Comitato per il NO perché sono convinta che la decisione presa dai 21 comuni che aderiscono ad Aimag sia una scelta opportuna e lungimirante che guarda al futuro dell’azienda e agli interessi di cittadini e consumatori.
Le aziende cosiddette “multiutility” dovranno infatti essere sempre più competitive e più forti per partecipare alle gare d’appalto per la distribuzione dei servizi, come prevede l’Unione europea e la legislazione italiana. Questo non significa assolutamente privatizzare l’acqua come una campagna demagogica e allarmistica vuol far credere, né consente a soggetti privati di aumentare le tariffe dell’acqua unilateralmente.
Al contrario, la cessione di una parte delle quote azionarie a favore del partner privato porta nuove risorse all’azienda, rende il servizio ancora più efficiente e moderno a tutto vantaggio dei cittadini e dei consumatori e, contemporaneamente, libera risorse (pubbliche) che il comune di Carpi può destinare ad altre opere di pubblica utilità. Ma è bene ribadire che a seguito della cessione delle quote i Comuni mantengono comunque la maggioranza e il controllo dell’Azienda.
A Carpi il fronte del Sì è insolitamente eterogeneo, va da Rifondazione comunista all’estrema destra passando per il Pdl. Mentre i primi non vogliono nemmeno sentire parlare di capitali privati, Forza Italia vorrebbe invece che i privati avessero la maggioranza delle azioni. Insomma, non si può certo dire che il fronte del SI abbia nella coerenza il suo punto di forza.
Del resto, anche a livello nazionale i partiti della maggioranza non hanno le idee molto chiare sulla questione dei servizi pubblici. I recenti provvedimenti assunti dal Governo con la cosiddetta manovra d’estate hanno, per un verso accelerato, i tempi per la messa in gara dei pubblici servizi e dall’altro, piegandosi alla volontà della Lega, hanno salvaguardato le gestioni “in house”, vale a dire l’affidamento alle municipalizzate senza alcuna gara e bypassando l’Autority sulla concorrenza. Il solito cerchiobottismo in salsa italiana, che ha prodotto una legge pasticciata, inefficace e di difficile applicazione.
Per fare chiarezza su una materia che si presta facilmente a strumentalizzazione politica, come purtroppo sta avvenendo a Carpi, intendo ribadire con fermezza che l’acqua è una risorsa pubblica e tale resterà; i pozzi, le reti e il depuratore rimangono di proprietà del Comune di Carpi. Allo stesso modo le determinazioni delle tariffe, la qualità del servizio e gli investimenti saranno, così come ora, in capo ai 21 Comuni e attraverso essi ai cittadini. Le ragioni del No vogliono salvaguardare la nostra buona amministrazione e la voglia di affrontare le sfide del futuro ancorati alla nostra storia e alla nostra idea di sviluppo della comunità”.