L’aggravante di clandestinità per i reati commessi da persone residenti illegalmente in Italia non può essere applicato ai cittadini comunitari. Lo ha spiegato la Commissione europea al Governo italiano, ricevendo assicurazioni da Roma che la norma entrata in vigore a luglio sarà cambiata. Dopo la schedatura delle impronte digitali dei rom salta così un altro tassello fondamentale della strategia del ministro dell’Interno Roberto Maroni, e la celebrata benedizione di Bruxelles ai provvedimenti sulla sicurezza si è rivelata un pasticcio giuridico che costringe Palazzo Chigi ad un’imbarazzante marcia indietro.
Nel mirino dell’Ue, ha confermato ieri il portavoce del commissario alla Giustizia Jacques Barrot, Michele Cercone, «ci sono tre decreti che non sono ancora entrati in vigore», e il commissario francese «ha già chiaramente fatto capire al Governo italiano che ci sono delle modifiche da apportare affinché questa legislazione sia effettivamente in linea con il diritto comunitario». Inoltre «ci sono anche delle modifiche che abbiamo chiesto su una parte della legislazione che è già in vigore, ma che non ci è stata notificata». Si tratta proprio della controversa modifica dell’articolo 61 del codice penale che prevede un aumento della pena fino ad un terzo «se il fatto è commesso da un soggetto che si trovi illegalmente sul territorio nazionale».
Sul provvedimento è stato sollecitato il servizio giuridico del Parlamento europeo che ha spiegato che «le disposizioni pertinenti del diritto comunitario si oppongono ad una legislazione nazionale che stabilisce come circostanza aggravante rispetto ad un crimine o un delitto il solo fatto che la persona coinvolta proveniente da uno Stato membro si trovi irregolarmente sul territorio di un altro Stato membro». Insomma, i cittadini comunitari non possono essere discriminati rispetto ai cittadini italiani e per la stessa ragione, ha spiegato una fonte della Commissione, «il Governo italiano dovrà eliminare tutte le norme che prevedono delle espulsioni o dei trattamenti automatici per i cittadini comunitari, che possono essere solamente valutati caso per caso».
Il risultato è che l’efficacia della norma che avrebbe dovuto mettere in riga gli immigrati delinquenti «è assolutamente annullata», ha spiegato l’eurodeputato di Prc Giusto Catania, coordinatore per il gruppo della sinistra europea nella commissione Giustizia e Libertà pubbliche dell’Parlamento europeo. In Italia la più grande comunità di cittadini stranieri è rappresentata dai romeni, cittadini dell’Ue dal 2007, così come la grande maggioranza dei rom sono cittadini italiani o comunitari. «Dopo le puntualizzazioni di Barrot il clima di autocelebrazione del Governo italiano sul presunto via libera della Commissione europea si è rivelato completamente falso», ha sottolineato Claudio Fava, eurodeputato coordinatore di Sinistra Democratica e coordinatore del Pse nella stessa commissione.
Per il ministro dell’Interno del governo ombra del Pd, Marco Minniti, si tratta di «una severa bocciatura» dei provvedimenti di Maroni che conferma che «alcune scelte del Governo sui temi dell’immigrazione hanno collocato il nostro Paese in una posizione eccentrica rispetto agli altri Paesi europei». Secondo il servizio giuridico dell’Europarlamento infine la decisione su un’aggravante di pena per i cittadini extracomunitari compete agli Stati membri. Ma all’Assemblea di Strasburgo gli eurodeputati della sinistra si preparano a dare battaglia anche su questo punto.
L’Unità, 18 settembre 2008
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