Tra pochi giorni sarà finalmente reso pubblico il piano attuattivo dei tagli previsti dalla manovra d’estate. Il Paese potrà finalmente sapere come e dove saranno tagliati gli 87.000 docenti e i 43.000 ATA. Nero su bianco leggeremo quanti insegnanti in meno avrà la scuola materna e quella primaria, quante ore in meno di scuola frequenteranno i giovani, quante ore di lingua inglese in meno, quanti ragazzi in più per classe, quante materie in meno verranno impartire, quanta custodia in meno… e via discorrendo. Spero facciano riflettere tutti le cifre anticipate da Reggio e commentate da Panini (a loro il piano è già stato anticipato, a noi di opposizione no, ma si sa che per il Governo noi siamo un’inezia), che trovate su Repubblica.it
Ma pare a me – presa evidentemente da una ideologica smania vetero-comunista e sessantottina – o siamo in tanti a credere che ci troviamo di fronte al più pesante attacco alla scuola pubblica italiana, in particolare a quella che funziona meglio, la scuola primaria?
In queste settimane la Gelmini ha raccontato solo frottole: ha detto, ad esempio, che il modulo é stato inventato per aumentare i posti di lavoro per gli insegnanti (da un ministro mi aspetto che si informi, prima di parlare), dimenticando il lungo processo di elaborazione della legge Mattarella; ha dichiarato che il tempo pieno aumenterà del 50% sapendo che non vi saranno né le risorse né gli organici disponibili (in commento vi allego un articolo della Boscaino che la sbugiarda); ha sostenuto, amplificato dalle trombe di una stampa che ha rinunciato a fare informazione, che i dati OCSE sull’istruzione indicano l’Italia come un paese che spende troppo e male. Niente di più falso: la nostra spesa è in media con gli altri Paesi OCSE, ma è bassa nei segmenti di istruzione dove abbiamo le maggiori criticità, cioè la scuola secondaria e l’istruzione universitaria. Ecco cosa dicono in realtà gli indicatori OCSE: “mantenere o incrementare gli attuali livelli di spesa per l’istruzione e migliorarne l’efficacia”; in tutti i Paese OCSE “negli ultimi dieci anni si è assistito ad un aumento delle risorse disponibili per studente nella scuola primaria e secondaria” (quindi la Gelmini perché fa credere che l’aumento del 33% della spesa per l’istruzione sia irresponsabile, quando la media OCSE è del 30%: per una volta che siamo in linea con gli altri ci scandalizziamo?). Ancora: “Gestire la crescita e lo sviluppo dei sistemi scolastici in modo da migliorare l’accesso, la qualità e rendere più efficaci i finanziamenti è una sfida difficile cui i governi dovranno rispondere. La società del sapere ha bisogno di cittadini innovativi, dotati di competenze e in possesso di alte qualifiche e la crescente partecipazione all’istruzione indica che i giovani e le famiglie ne sono già consapevoli”. Mi chiedo se questa consapevolezza ce l’abbiamo Berlusconi, Gelmini e Tremonti. Infine “… è necessario creare sistemi finanziari sostenibili per rispondere alla crescita del numero di studenti. Fare diversamente significherebbe polarizzare la società della conoscenza tra persone che possono permettersi di proseguire gli studi e persone che non possono”. Che siano tutti comunisti gli esperti dell’OCSE?
Manuela Ghizzoni
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