L’Europa sui ragazzi italiani: «Bamboccioni ma impegnati», di Alessandro Capponi
La sorpresa: appassionati di politica Il futuro non è più quello di una volta: la frase è vecchiotta — del poeta francese Paul Valéry, indirettamente ripresa anche dai Rem che cantano «dov’è finito il futuro che ci avevano promesso?» fino al «no future» dei Sex Pistols — eppure rappresenta perfettamente il punto di vista dei ragazzi italiani. Pessimisti, spesso a casa con mamma e papà perché «è più comodo», con quasi nessuna speranza di mantenersi grazie a sussidi e borse di studio, convinti che tra vent’anni il mondo sarà peggiore, e sarà sempre più difficile comprare una casa, ottenere un buon lavoro nonostante titoli e impegno, e pagarsi le spese sanitarie. Nonostante ciò, l’interesse per la politica non solo è vivo ma è anche superiore a quello dei ragazzi europei. Per carità, è sempre azzardato classificare il pensiero di una generazione, ma la sintesi delle interviste realizzate a luglio dalla Gallup per l’Agenzia nazionale per i giovani — mille interviste a ragazzi tra i quindici e i trent’anni — e confrontate con quelle realizzate a …