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Stazzema: si ricordano le vittime della strage

È iniziata martedì 12 agosto alle 10, con la Messa celebrata dall’arcivescovo di Pisa monsignor Giovanni Paolo Benotto, la commemorazione dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema: il 12 agosto 1944 centinaia di persone, 560 per l’esattezza, per buona parte anziani e bambini, vennero massacrate durante una delle stragi nazifasciste più efferate che la storia ricordi. Alle 11 il corteo è salito lungo la Via Crucis per raggiungere il Monumento Ossario dove il sindaco di Stazzema Michele Silicani e il presidente dell’Associazione Martiri Enrico Pieri hanno salutato gli intervenuti.
«La commemorazione di vittime inermi della barbarie nazifascista deve essere di monito a non dimenticare gli orrori della guerra e dell’odio tra i popoli e vale a spronare, anzitutto i giovani, a promuovere i valori della pace e della dignità della persona attraverso il dialogo, la tolleranza e la coesione sociale». Lo afferma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al Sindaco del comune di Stazzema. «L’impegno con il quale la vostra comunità contribuisce a mantenere vivo il ricordo dei Martiri di Stazzema – sottolinea il capo dello Stato – conferma che i valori che animarono le scelte dei tanti, che si sono impegnati nelle fila della resistenza per restituire all’Italia libertà ed istituzioni democratiche, costituiscono ancora oggi le fondamenta condivise della nostra Democrazia».

Quella di Sant’Anna di Stazzema, insieme all’eccidio di Marzabotto, è una delle stragi più efferate compiuti dagli occupanti nazifascisti. Solo nel 2004 il tribunale militare di La Spezia ha condannato gli ufficiali delle SS tedesche per gli omicidi compiuti in periodo di guerra. Durante il processo sono emersi degli aspetti inquietanti. Dal dopo guerra fino al 1994 sono stati occultati dei documenti che riportavano i numeri ed i responsabili delle stragi dei civili compiute dai nazifascisti. Le Fosse Ardeatine, Boves, Marzabotto e S.Anna di Stazzema hanno trovato dopo tanti anni giustizia, per lo meno quella del tribunale.

«Il processo riaperto dopo cinquant’anni, e il cui definitivo atto si è celebrato lo scorso novembre con la conferma delle condanne inflitte in primo e secondo grado – ricorda l’assessore alla cultura della Regione Toscana, Paolo Cocchi, durante la commemorazione – suona anche come suggello di verità storica, oltre che di giustizia e pietà verso le vittime e i loro familiari. Fu un crimine di guerra senza attenuanti. Via via che si spengono i protagonisti di quegli anni e ci viene a mancare la forza emotiva di chi vide e visse direttamente la guerra, – ricorda l’assessore – i lutti, le violenze, il riscatto antifascista, tocca ai figli di quella ultima generazione fare delle scelte. Scegliere cioè gli strumenti e le forme più idonee a far sì che i valori e le esperienze vissuti dai padri si trasmettano ai nipoti, a persone separate da quegli eventi da un vero e proprio abisso storico e culturale».

«È una nuova politica della memoria quello di cui abbiamo bisogno – aggiunge ancora Cocchi – che si nutra di verità storica, di un nuovo senso di giustizia che faccia tesoro dei molti drammi del ‘900 e di quelli odierni, che innervi le istituzioni e diventi pedagogia diffusa, educazione civica e non più lotta politica»

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