Poco più di sessant´anni fa, 140mila persone morirono in pochi secondi. Altre morirono nei giorni e mesi seguenti per le ferite riportate. Furono uccise mentre facevano la spesa, andavano a scuola, giocavano in casa. Erano uomini, donne, vecchi, bambini, neonati. L´unica loro colpa quella di far parte di un Paese in guerra: era il 6 agosto 1945 e la città colpita fu Hiroshima, in Giappone. Pochi giorni dopo, toccò a Nagasaki. Fu l´inizio dell´era atomica: era il primo ordigno nucleare della storia dell’umanità.
Almeno 45mila persone si sono riunite nella città nipponica per ricordare il 63simo anniversario del lancio della bomba atomica sulla città, deciso dagli Usa durante il Secondo conflitto mondiale. Un minuto di silenzio è stato osservato alle 8.15 del mattino, l’esatto momento in cui la bomba atomica fu sganciata 63 anni fa sulla città, dall’altitudine di 600 metri. Alla cerimonia, tenuta nel Peace Memorial Park realizzato nel centro della città rasa al suolo nel 1945, hanno partecipato, oltre al premier Yasuo Fukuda (che il 9 prenderà parte ad analoga cerimonia a Nagasaki), diplomatici in rappresentanza di 55 paesi, il numero più alto finora registrato.
«Noi che chiediamo l’abolizione delle armi nucleari siamo la maggioranza – ha ricordato il sindaco di Hiroshima, Tadatoshi Akiba, nel suo discorso – Lo scorso anno 170 Paesi anno votato in favore della risoluzione presentata all’Onu dal Giappone che chiede l’abolizione delle armi nucleari. Solo tre Paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno votato contro».
Per l´occasione, il museo commemorativo sulla bomba atomica di Hiroshima, sarà presto rinnovato per fornire ai visitatori una testimonianza ancor più coinvolgente e completa del primo olocausto nucleare della storia. «Abbiamo deciso di migliorare il percorso espositivo così che i visitatori spendano più tempo per apprendere gli orrori del bombardamento», dichiara Mizuho Inaba, curatore del museo della Pace. Tra le ipotesi attualmente allo studio, spostare i documenti più scioccanti all’inizio del percorso, quando i visitatori sono più inclini a soffermarsi sui dettagli dell’esposizione. «Col passare del tempo questo museo è diventato troppo “pulito” e “professionale” – spiega uno dei responsabili – e chi viene dovrebbe essere scioccato, rimanere impaurito».
La bomba atomica sganciata su Hiroshima causò, secondo i bilanci ufficiali, 247.787 vittime, di cui 70.000-100.000 sul colpo, anche se le associazioni civiche sono concordi nel ritenere questa cifra un’approssimazione al ribasso. Molti sono i morti mai identificati, così come le persone decedute a causa delle radiazioni, ma non registrate nelle liste ufficiali. Non vanno poi dimenticati gli oltre 300.000 sopravvissuti “hibakusha” (letteralmente “vittima di esplosione”), dei quali finora 140.000 morti dopo lunghe sofferenze fisiche e psichiche.
Le cerimonie in Italia
Per l’undicesimo anno consecutivo l’associazione “Terra e Pace” ha voluto ricordare la tragedia di Hiroshima con una manifestazione in piazza del Pantheon, a Roma. Come ha ricordato il presidente dell’associazione, Athos De Luca, «alle 8,30 di 63 anni fa un bombardiere americano sganciava, dall’altezza di 600 metri. La deflagrazione provocò l’evaporazione immediata dei corpi umani nel raggio di centinaia di metri e altre centinaia di migliaia di vittime». Presenti alla manifestazione, oltre alla madrina Carla Fracci, rappresentanti delle istituzioni romane e laziali, il ministro dell’ambasciata giapponese a Roma, Shimutzo. All’associazione sono inoltre arrivati i messaggi delle più alte cariche dello Stato. «Nell’esprimere apprezzamento per quest´iniziativa che trasmette, anzitutto alle giovani generazioni», ha scritto in un messaggio il Presidente Napoletano, «vorrei lanciare un fermo monito affinché la risoluzione dei conflitti non sia affidata alle armi».
Nell’edizione di quest’anno un ruolo particolare è stato riservato al Corpo dei Vigili del fuoco che, come ha spiegato il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, «con la loro passione e la loro dedizione legano il ricordo di quello che è accaduto ad Hiroshima alla speranza di vita e di ripresa di una comunità». Per Zingaretti, la commemorazione rappresenta, «oltre ad un atto dovuto nei confronti delle vittime che non erano militari, ma solo cittadini di un Paese in guerra, una occasione di ricordare che nelle guerre nucleari non ci sono vincitori, siamo tutti sconfitti». «Il terrore nucleare – ha concluso Zingaretti – è la fine della speranza ed è necessario escludere l’opzione nucleare facendo pressione, in questo senso, sulla comunità internazionale». «Questa ricorrenza annuale ci gratifica come cittadini e mi onora come rappresentante istituzionale», ha detto il presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo.