“Incentivare il lavoro femminile. Anche per far ripartire i consumi”, di Alessia Mosca
Un policy maker dovrebbe decidere le strategie politiche in base a una serie di variabili e valutazioni, tra le quali non possono mancare la coerenza nella risoluzione dei problemi più urgenti del paese e la sostenibilità economica di tali iniziative rispetto alle risorse disponibili. L’Italia sta vivendo un periodo di grande difficoltà economica, legata al crescente rincaro dei prezzi, non bilanciato da un corrispettivo aumento dei salari, né da un aumento della produttività. Quest’ultima è determinata da una serie di fattori, tra cui la scarsa valorizzazione delle migliori competenze e una organizzazione del lavoro ancora rigida. Sia in termini di orari di lavoro, sia per le modalità di valutazione della progressione salariale e di carriera, focalizzate più sulla quantità che sulla qualità. L’Italia ha un livello di occupazione femminile del 46%, con una punta minima del 31% nelle regioni meridionali. Una situazione aggravata dalla recente fuoriuscita dal mercato di una larga fetta di lavoratrici potenziali, disilluse dopo vane ricerche di un lavoro. La media dell’Unione europea è del 57%, l’obiettivo fissato dal Strategia di Lisbona …