Lui, Veltroni, ne ha parlato per un attimo alla riunione dell’area liberal, ma era visibilmente soddisfatto. Sì le inchieste sulla criminalità organizzata e quelle parole dei pentiti dicono che il suo no ai voti dei mafiosi ha colpito nel segno.
Lo dice così: «La legalità è una grande questione e mi ha fatto piacere che i pentiti abbiano detto quelle cose, che erano preoccupati di non avere punti di riferimento nel Pd che rifiutava i loro voti. L’unica cosa che non mi si può chiedere è di fare il contrario per prendere voti…». E infatti ieri sono intervenuti in molti per segnalare la vittoria «morale» del Pd che emerge dai verbali d’interrogatorio nelle inchieste sulla ‘ndrangheta.
«Ci sono parole della politica – dice Anna Finocchiaro – che la mafia capisce benissimo, quelle che rifiutano commistioni e scambi, in campagna elettorale Veltroni è stato esplicito e, mentre qualcuno definiva Mangano un eroe, il Partito Democratico sfidava la mafia dicendo: non ci votate perchè siamo i vostri nemici». «Le intercettazioni – aggiunge la capogruppo al Senato del Pd – ci dicono che la criminalità fu colpita come da uno schiaffo da quelle parole, la nostra parte l’abbiamo fatta, ora tocca agli altri».
«Le notizie che giungono dall’operazione contro la ‘ndrangheta a Reggio Calabria – dice Giuseppe Lumia – sono gravi e la politica non può tacere o minimizzare.
Quella di Veltroni fu una scelta di campo chiara e netta, certo non elettorale come certi politici allora commentavano».
«Si deve affrontare il nodo dei rapporti fra mafie e politica – dice il ministro ombra dell’Interno Minniti – sono orgoglioso di aver visto che i boss della ‘ndrangheta calabrese sono rimasti sgomenti nell’ascoltare il segretario del Pd dire in piazza votate per chi volete ma non per nostro partito, ci saremmo aspettati che quell’appello fosse condiviso, ma non è stato così».
L’Unità, 25 luglio 2008