E la chiamano sicurezza. Il governo vara una manovra economica che detterà la linea in materia di spesa e tagli per i prossimi tre anni, e in questo piano inserisce la decurtazione dei fondi dedicati alle forze dell’ordine. Ebbene sì. Anche l’altro “tema forte” della destra degli ultimi due anni si rivela un grande bluff. Dopo la mancata diminuzione della pressione fiscale – nelle promesse della campagna elettorale doveva essere portata al di sotto del 40% e invece rimarrà inalterata al 42,9% per arrivare ad aumentare dello 0,2% nel 2010 – ora lo scandalo dei tagli alla sicurezza. Già il tentativo di introdurre la norma blocca processi (o salva premier), per la gioia di ladri, stupratori e imbroglioni, aveva fatto capire che la destra non aveva alcuna intenzione di dare delle risposte alle paure dei cittadini. Paure che, è bene ricordarlo, sono state fomentate e cavalcate dalla stessa attuale maggioranza.
A dire di no ai tagli targati Tremonti sono state proprio le forze dell’ordine. Una grande manifestazione di protesta organizzata unitariamente da tutte le sigle sindacali della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale e i Cocer dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dell’Esercito, della Marina Militare e dell’Aeronautica è stata organizzata davanti a Palazzo Chigi alla Camera, al Senato “per avvertire i cittadini delle conseguenze nefaste che rischiano di avere sulla sicurezza e sulla difesa i pesantissimi tagli contenuti nella manovra finanziaria emanata per decreto dal Governo, attualmente all’esame del Parlamento per la conversione in legge”.
I presidi interessano anche le prefetture di tutto il Paese. “Per la prima volta nella storia tutte le sigle sindacali e tutti i Cocer del Comparto sicurezza e difesa scendono in piazza, in tutta Italia, per rivendicare il riconoscimento della specificità professionale degli addetti alla sicurezza” dice Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe. I sindacati denunciano che le riduzioni previste per il triennio 2009/2011 mettono a forte rischio la sicurezza dei cittadini. A scorrere le cifre si profila una cura amara per un settore che, in campagna elettorale, è stato issato come una bandiera dal Pdl: taglio del turn over e riduzione netta degli organici, sforbiciata alle risorse finanziarie, dai carburanti alla manutenzione delle auto di servizio, stretta sugli straordinari. In tutto 538,5 milioni. Dalla scure non si salva nessuno: dai Ps ai Carabinieri, dalla Forestale alla Penitenziaria, dalla Guardia di Finanza alla Stradale fino alla Polizia ferroviaria.
Per il prossimo anno si rischia un ridimensionamento della operatività preoccupante: a Roma, ad esempio, le strade cittadine sono sorvegliate attualmente da 13 volanti per ciascun turno (di circa 6 ore). Con i tagli il sindacato calcola, tenendo conto delle riduzioni a personale e mezzi, che scenderanno a dieci. A Palermo da 9 volanti si rischia di scendere a sette. “Con questo manovra – osserva Claudio Giardullo, segretario del Silp, il sindacato di polizia della Cgil – si riduce sensibilmente la capacità del sistema di sicurezza di fronteggiare la minaccia che viene dalla criminalità diffusa e soprattutto da quella mafiosa. Da un punto di vista strategico si realizza un progressivo smantellamento della sicurezza pubblica a vantaggio di una doppia contrastante tendenza, cioè da una parte l’impiego dei militari nel territorio e dall’altra il trasferimento agli enti locali di nuovi poteri in materia di sicurezza”.
A fianco delle forze dell’ordine, davanti a Montecitorio, c’era anche il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni. “E’ paradossale – ha detto – che in questo Paese si sia parlato fino a ieri di sicurezza e che oggi discutiamo invece delle misure del governo che prevedono proprio tagli al settore sul quale ha speso tante chiacchiere”. Il leader democratico osserva un eventuale ripensamento da parte del governo – il premier Berlusconi ha affermato che “non ci sarà nessun taglio” senza però riferire alcun dettaglio né precisazione – “sarebbe una nostra vittoria se davvero fossero ritirati i tagli”. Veltroni si dice però scettico a riguardo e conferma che “in caso contrario attueremo tutti gli strumenti parlamentari per cambiare queste scelte sbagliate”.