La piazza che doveva segnare l`apoteosi dell`opposizione di Antonio Di Pietro gli ha regalato un brutto autogol. Il tentativo di concentrare strali e insulti su Silvio Berlusconi è fallito miseramente. I reduci dei «girotondi» hanno affiancato, fino a sostituirlo, il bersaglio del premier con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e papa Benedetto XVI, oltre che Walter Veltroni. E l`epilogo della manifestazione di ieri è un rosario di dissociazioni imbarazzate dagli attacchi arrivati dal palco alle istituzioni politiche e religiose; ed un applauso tardivo per farli dimenticare. Ma era un finale parzialmente prevedibile dagli organizzatori, chiamati a governare un magma di malumori per definizione incontrollabili: al punto che c`è da chiedersi se il capo dell`Idv si sia illuso o abbia in qualche modo soffiato sul fuoco, tranne poi prendere le distanze dagli eccessi più volgari.
Il saldo è comunque disastroso. La scelta del Pd veltroniano, che ha preferito non aderire alla manifestazione, si è rivelata a posteriori azzeccata: anche se probabilmente era stata osservata con apprensione; e considerata rischiosa e foriera di una competizione elettorale ancora più infuocata nel centrosinistra. Per quanto minoritario, l`antiberlusconismo girotondino e giudiziario ha costretto l`opposizione a indurire i toni contro palazzo Chigi in Parlamento. L`attacco sferrato dal Pd al presidente dell`assemblea di Montecitorio, Gianfranco Fini, per aver concesso poco spazio alla discussione sul «lodo Alfano», è un`altra promessa di scontro. E finisce per restringere ulteriormente i margini di mediazione che una parte della maggioranza, Lega in testa, e settori dell`opposizione stanno cercando sulla giustizia.
Piazza Navona, però, ha ridato quasi di rimbalzo credibilità alla strategia di un Pd fra due fuochi; ed ha delegittimato i suoi avversari interni. Ieri sera è apparsa ancora più fondata la preoccupazione attribuita al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per una situazione slabbrata; e per lab crescente difficoltà di riportare i contendenti se non al dialogo, al meno a rapporti più civili. Il Quirinale ha osservato perplesso il crescendo polemico dell`Idv, e la tentazione di inseguirlo su quel terreno da parte di alcuni settori del Pd. Quando Veltroni ha ironizzato sulla rapidità con la quale il governo sta per approvare le norme sulla sicurezza, in votazione giovedì prossimo, Di Pietro ha subito rilanciato parlando di «truffa elettorale» di Berlusconi ed evocando una «P2 di ritorno».
I vuoti notati ieri in piazza, e la solita coda polemica sul numero dei presenti, sono secondari. La novità è la spaccatura fisica dell`opposizione, che riflette due strategie concorrenti; ma forse anche la difficoltà a conciliarle in nome di un antiberlusconismo dal sapore antico. La sensazione è che, al di là delle parole ufficiali, il centrosinistra tema di essere risucchiato su una trincea perdente dal punto di vista elettorale, oltre che delle categorie culturali. -Fino a ieri sera sembrava rassegnato a schierarsi comunque contro palazzo Chigi per non essere infilzato da Di Pietro, perché i malumori contro il Cavaliere lievitano.
Ma quanto è successo additai pericoli e le incognite di una deriva estremistica. Fa riaffiorare infatti pulsioni del passato, che finora hanno sempre premiato il leader del centrodestra.
L`universo dipietristà e l`estrema sinistra hanno accusato Veltroni di avere resuscitato un Berlusconi destinato altrimenti al tramonto. Non sembrano nemmeno sfiorati dal dubbio che il presidente del Consiglio sia stato favorito proprio dal radicalismo annidato nell`Unione prodiana; ed esasperato fino alla caricatura ed alle frasi offensive contro Napolitano e il Papa proprio da quella che ieri si voleva presentare come «la vera opposizione» al Cavaliere. In realtà, il reducismo girotondino si è confermato il miglior alleato di Berlusconi. Alla fine, è apparso giustificato il modo liquidatorio col quale dal Giappone il premier ha bollato la protesta, convinto che rifletta un`Italia «che ama flagellarsi». Ed ha contrapposto a quella piazza romana l`esigenza governativa di «rimediare al disastro dei rifiuti» in Campania. Anche se la sua impazienza e le sue forzature in materia di giustizia finiscono per alimentare proprio l`estremismo; e non aiutano i fautori di un compromesso in Parlamento.
Il Corriere della Sera, 9 luglio 2008
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