Continua la polemica sulle intercettazioni. Dopo le proteste lanciate dall’Associazione Nazionale Magistrati, anche all’interno della maggioranza ci sono dubbi sulle decisioni del premier Berlusconi. Ancora una volta a sollevare perplessità c’è l’opposizione. Una posizione appoggiata dal sindacato dei giornalisti, che si dice pronto ad ogni azione per contrastare il progetto del governo in nome del diritto all’informazione.
“Le intercettazioni sono uno strumento insostituibile per le indagini non solo contro la criminalità organizzata e il terrorismo, ma contro l’usura, la criminalità economica, il riciclaggio, gli omicidi, i sequestri, la pedofilia”, così il segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini, intervistato da Sky Tg24. Ed ha precisato: “senza le intercettazioni telefoniche, l’azione di contrasto nei confronti del crimine diventa più debole e più difficile”.
Questa la dichiarazione della magistratura in merito all’intezione del governo Berlusconi di introdurre il veto alle intercettazioni telefoniche, a partire dal prossimo Consiglio dei ministri, escludendo quelle che riguardano la criminalità organizzata e il terrorismo.
Ieri il segretario del PD, Walter Veltroni, ha apertamente dichiarato: “Con i limiti che il governo dice di voler mettere, decine di indagini non sarebbero state possibili tanti crimini non avrebbero trovato il loro colpevole, per i reati di corruzione o concussione per quelli finanziari e persino per quelli legati alla criminalità organizzata che, come ci dice l’esperienza, spesso sono intrecciati a questi. Siamo davanti a provvedimenti gravi e sbagliati”.
Veltroni, da Berlino dove si trova in visita per la conferenza del PSE e SPD e per una serie di incontri con dirigenti del gruppo socialista al parlamento europeo, torna di nuovo sull’argomento ribadendo che sono uno strumento indispensabile nelle indagini e per contrastare l’illegalità, fondamentali non solo contro mafia o camorra, ma anche pedofilia, corruzione o reati finanziari.
‘Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per contrastare ogni attività illegale.
Ma non e’ accettabile che tutto questo finisca sui giornali’, ha affermato Veltroni.
Ma fa una precisazione: “La pubblicazione sui giornali non deve essere consentita”.
“Un Paese democratico deve garantire un doppio diritto – ha detto Veltroni- e cioè il diritto dei magistrati di avere tutti gli strumenti necessari per contrastare la criminalita’ e il diritto dei cittadini di non vedere il loro nome e le loro conversazioni pubblicate sui giornali se non al momento del processo e nella parte di rilevanza processuale”.
Infine conclude il segretario del PD “il magistrato ha diritto di poter fare le intercettazioni ma poi ha il dovere di tenerle segrete’.
Inoltre alle accuse giunte dall’Associazione nazionale magistrati ha risposto il ministro della Giustizia Angelino Alfano: “Nessuno vuole comprimere le indagini, o togliere ai magistrati il potere di indagare – ha spiegato al Tg4 . Poi ha precisato: “vogliamo razionalizzare il sistema e contenere le spese, vi è un’invasività nella vita dei cittadini, a causa delle intercettazioni, giunta a livelli intollerabili”.
Non mancano le voci fuori dal coro nell’ambito del governo e della maggioranza. Durante la trasmissione di Lucia Annunziata In mezz’ora, il leghista Roberto Castelli, sottosegretario alla Infrastrutture ed ex ministro della Giustizia, ha dichiarato che “le intercettazioni dovrebbero essere adoperate anche nelle inchieste che riguardano i reati di concussione e corruzione”.
Il PD ancora ribadisce che bisogna mantenere le indagini.
“Mantere la possibilità di indagare, ma separare da essa tutto quello che non è utile all’indagine, che non va nè trascritta nè pubblicata”, lo ha affermato Marco Minniti, ministro ombra dell’Interno del Patito Democratico, durante la trasmissione del GR Parlamento RAI. Secondo Minniti, “in questi anni si è abusato delle intercettazioni, sopratutto nel trasferire notizie raccolte attraverso le intercettazioni e non utili alle indagini, da questo punto di vista si può e si deve fare molto di più ma in tema di intercettazioni la nostra posizione è chiarissima, nel senso che bisogna conciliare entrambe le questioni: la prima è l’efficacia della libertà
dell’indagine, perche’ non c’e’ dubbio che la sicurezza viene garantita anche attraverso la capacita’ investigativa di carattere investigativo, e quindi, sotto questo punto di vista, certamente non si puo’ limitare l’uso delle intercettazioni soltanto a reati particolarmente gravi come quelli mafiosi o di terrorismo.
Continua Minniti: “L’altra cosa che bisogna garantire è l’assoluto rispetto della privacy. Da questo punto di vista si possono fare fondamentalmente tre cose. La prima e’ quella di espungere dalla parte investigativa, quella che va a processo, tutto quello che non serve all’indagine. La seconda e’ quella di rendere pubblica la parte connessa alle indagine soltanto in ambito processuale. La terza e’ quella di punire tutte quante le fughe di notizie. Questi tre obiettivi si possono raggiungere senza ledere il principio della liberta’ di investigazione che e’ molto importante. Non soltanto da un punto di vista soggettivo ma anche quale elemento di garanzia della sicurezza e della vita pubblica dei cittadini. Sulla questione intercettazioni é giusto intervenire – conclude Minniti – ma non nei modi e nelle forme proposte dal governo”.
Propositiva la posizione di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, intervenuta a Radio City, su Radio Rai 1: “Io comincerei la discussione chiedendoci se c’è un un eccessivo ricorso alle intercettazioni. Se riscontriamo questo eccesso affidiamo, ad esempio, l’autorizzazione ad un collegio di magistrati che verificano l’indispensabilità di quelle intercettazioni. Ma non possiamo stabilire a priori limiti alle investigazioni”.
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