Stiamo assistendo a qualcosa di paradossale.
Di fronte ai fenomeni migratori che stanno caratterizzando l’epoca moderna, l’Italia appare quasi l’unico Paese che sta subendo un processo di invasione, e ciò grazie a come viene condotta l’informazione. Le modalità con cui vengono riportate le notizie dai giornali e il tam tam televisivo ci inducono a pensare di essere ormai in una situazione di conflitto costante. Ma è proprio così?
Proviamo a fare alcuni esempi: nei diversi paesi europei, l’immigrazione ha caratteristiche simili a quella italiana. La sola Spagna, che è stata al centro delle polemiche in questi giorni, ha ricevuto negli ultimi sei anni più di quattro milioni di immigrati. Potremmo dire lo stesso per la Francia e la Germania.
I giornali e le televisioni di questi Paesi quasi mai riportano la nazionalità di chi commette reati. Partendo dai fatti concreti si pubblicano semplicemente statistiche complessive che danno modo a tutti di essere correttamente informati sulla grandezza o meno del fenomeno e sulle azioni possibili per risolverlo.
Da noi ciò non succede. I dati lasciano a desiderare e l’informazione è carentissima. Ma soprattutto collega direttamente chi delinque con la propria origine etnica e questo, a lungo andare, non fa altro che costruire barriere elevatissime, creando ostilità nei confronti degli immigrati, anche se regolari. Capiamoci bene. Il tema della sicurezza è tema centralissimo e va affrontato con la serietà e la severità del caso.
Vanno predisposte tutte le misure necessarie, nel pieno rispetto dei diritti delle persone, perché si puniscano i delinquenti e si allontani dal paese chi commette reati.
Non vi deve essere il minimo dubbio che per poter affrontare concretamente il tema dell’integrazione, bisogna che sia assicurata la legalità.
Questi problemi tra l’altro sono stati oggetto del confronto politico al Parlamento europeo, quando si è affrontato il tema dei Rom. Così come sono al centro delle proposte che l’Europa sta avanzando attorno a questioni di una certa rilevanza, come l’ipotesi di direttiva che introduce sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente nell’Unione Europea, o altre proposte legislative che disciplinano l’immigrazione regolare, oppure ancora le iniziative relative alle pari opportunità e contro le discriminazioni o, infine, i progetti per rendere più forte la lotta al lavoro nero e sommerso.
Si tratta dunque di un lavoro serio che in Europa si sta compiendo e del quale si parla pochissimo mentre invece, parlarne e nel modo più corretto possibile, rappresenterebbe un fattore positivo per avvicinare l’opinione pubblica europea a temi di grande impatto sul piano economico, sociale e politico.
Ecco perché riteniamo l’informazione un fattore decisivo per contribuire a costruire un clima positivo e corretto per risolvere questi problemi che, per loro natura, non sono di semplice soluzione.
Una maggiore responsabilità da parte di tutti non farebbe davvero male.
*Segretario generale e tesoriere della Delegazione italiana nel Gruppo PSE al Parlamento Europeo
Vicepresidente Commissione occupazione e affari sociali