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Una lettera aperta delle donne del PD di Modena sulla 194

«Caro direttore

Accogliamo la proposta dell’associazione Papa Giovanni XXIII, riportata dal suo giornale venerdì scorso, che propone di trovare strumenti che favoriscano la scelta della maternità e della paternità, considerandone tutte le sfaccettature. Tuttavia intendiamo partire da un dato di fatto: la legge 194 ha ridotto drasticamente gli aborti clandestini e contenuto le interruzioni volontarie di gravidanza, diminuite circa del 45 per cento dalla sua entrata in vigore. Anche per quanto riguarda la nostra regione i dati sono positivi, secondo quanto emerge dalla Relazione sulla IVG in Emilia-Romagna. Le donne italiane che nel 2007 hanno fatto ricorso alla IVG sono state 5702 contro le 5865 del 2006 e le 8682 del 1994. E anche per quanto riguarda le straniere, per la prima volta nel 2007 si ha una diminuzione del numero di casi.

Prendiamo quindi le distanze su un punto specifico: la correlazione tra la frase “ogni quattro giorni sparisce un numero di bambini pari a quello di una classe scolastica” e legge 194 non ha alcun senso, sia dal punto di vista scientifico che legale.

La legge, confermata dal referendum, non considera l’aborto un omicidio, altrimenti le donne che decidono con grandissima sofferenza fisica e psicologica di interrompere la gravidanza sarebbero da considerarsi imputabili di reato. Giuliano Ferrara ha sostenuto la stessa tesi ma alle elezioni gli italiani e le italiane lo hanno sonoramente bocciato.

E’ nostra ferma opinione, così come afferma anche l’associazione che, a distanza di 30 anni, la legge stia attendendo ancora una piena applicazione, soprattutto per quanto riguarda il sostegno alla prevenzione e alla maternità e paternità responsabile.

Oltre a favorire l’educazione alla sessualità, compresa l’informazione sui metodi contraccettivi e di regolazione delle nascite, in Italia vanno rafforzate quelle misure rivolte alle politiche familiari come i trasferimenti alle famiglie numerose, la messa a disposizione di risorse aggiuntive per la creazione di una diffusa rete di servizi all’infanzia, agli anziani e ai non autosufficienti, l’attuazione di adeguate politiche di conciliazione fra tempi di cura e tempi di lavoro. Senza dimenticare che l’aumento dei medici obiettori di coscienza limita il diritto di scelta di tante donne, occorre quindi garantire la presenza di medici non obiettori in tutte le strutture.

Noi siamo quindi pronte a confrontarci e a discutere sulla possibilità di dare più adeguata applicazione alla legge in tutte le sue parti e garantire alle donne sia il diritto a proseguire la gravidanza sia a interromperla. Nel contempo saremo attente affinché questa legge non venga strumentalizzata in alcun modo e non diventi bandiera di parte. Evitare scontri ideologici significa per noi tutelare il profondo sentire comune delle donne modenesi. Siamo pertanto impegnate a valutare attentamente ciò che accade nella realtà modenese, a sollecitare il confronto con le Istituzioni perchè sia data piena diffusione dei servizi già presenti e si incrementino forti azioni di prevenzione.»

Giovanna Zanolini, Manuela Ghizzoni, Mariangela Bastico, Cristina Cavani, Cleofe Filippi, Viola Baisi, Roberta Zanni; Maria Cecilia Guerra; Annalisa Bellei; Daniela De Pietri; Antonietta Vastola; Annalisa Lamazzi; Simona Arletti; Stefania Gasparini; Elena Goldoni; Deanna Bulgarlli; Patrizia Galantini

Pubblicata sul Resto del Carlino, edizione di Modena

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