Rinvio a giudizio per i presunti organizzatori della strage di piazza della Loggia, avvenuta a Brescia il 28 maggio del 1974. Un attentato mai dimenticato, tra i più gravi della storia del terrorismo, che ha segnato duramente la storia. Anni di piombo in cui morirono tanti innocenti. Ora Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi e Pino Rauti, i sei storici imputati della strage, sono stati tutti rinviati a giudizio e il processo è stato calendarizzato per il 25 novembre.
Trentaquattro anni per stabilire colpe e responsabilità nei confronti di una delle pagine più nere e drammatiche dell’Italia degli anni settanta. Un nuovo inizio.
L’attentato fu organizzato mentre nella piazza era in corso una manifestazione contro il terrorismo indetta dai sindacati e del Comitato antifascista. L’ordigno fu nascosto dentro un cestino dei rifiuti e l’esplosione provocò la morte di otto persone ferendo altre novantaquattro persone.
Ora il rinvio a giudizio stravolge quanto deciso nel corso di questi trentaquattro lunghissimi anni. La prima fase dell’istruttoria portò alla condanna di alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana. Un verdetto rovesciato clamorosamente nel 1982 quando la Corte di Cassazione assolse tutti gli imputati. Una seconda istruttoria mise di nuovo sotto accusa tutti gli imputati, che furono assolti ancora una volta nel 1989.
I giudici hanno proseguito in questi anni senza arrendersi nel reperire prove e controprove per incastrare i mandanti e i veri responsabili della strage. Nel Maggio del 2005 la Cassazione ha infatti confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi, tuttora latitante in Giappone con il nome di Hagen Roy e per il quale è stata inoltrata da anni la richiesta di estradizione.
1974 – 2008. Tutte le indagini.
La prima fase delle indagini portata avanti dagli inquirenti bresciani si indirizza verso un gruppo di simpatizzanti della destra e un insieme di giovani neofascisti della Brescia altolocata, tra questi anche Andrea Acai, figlio di un noto giudice, che poi viene assolto. L’istruttoria, aperta nel 1974, si concluse circa tredici anni dopo con la sentenza della cassazione del 1987 che portò all’assoluzione del gruppo, di cui faceva parte anche Ermanno Buzzi, già condannato all’ergastolo con la sentenza di primo grado, che fu poi strangolato in carcere alla vigilia del processo di appello da due noti terroristi neri, Pierluigi Concutelli e Mario Tuti, affinché non parlasse.
La seconda indagine viene articolata sulla base di alcune rivelazioni di collaboratori di giustizia nell’ambito degli ambienti carcerari che indirizzarono verso gruppi di destra milanesi, i quali furono poi assolti nel 1989 dalla sentenza della Corte di Cassazioni. I principali imputati erano: Fabrizio Zani, Marco Ballan, Guancarlo Rognoni, Bruno Luciano Belardinelli e Marilisa Macchi, tutti assolti.
I nomi degli imputati, che oggi sono stati rinviati a giudizio, emergono dalle rivelazioni in particolare di due super testimoni Carlo Diglio e Martino Siciliano, legati alla formazione veneta di Ordine Nuovo, movimento di estrema destra fondato da Pino Rauti nel 1956. Il nome di Diglio, conosciuto dalla Cia anche con quello in codice di “Erodono” insieme a quello di Zorzi vengono fatti anche per la strage di Piazza Fontana a Milano
Siciliano in verità è la chiave di svolta delle indagini almeno all’inizio. Dopo una serie di rocambolesche affermazioni e ritrattazioni, sottoposto a incidente probatorio dai giudici del Tribunale di Brescia, viene arrestato a Milano dai carabinieri del Ros. Durante gli interrogatori a Siciliano emerge chiaramente il coinvolgimento nell’attentato di piazza della Loggia di Ordine Nuovo e i ruoli di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, ex ispettore di Ordine nuovo per il Triveneto, Giangastone Romani, Marcello Soffiati, Giovanni Melioli, Pino Rauti e Ermanno Buzzi.
Nel novembre del 2003 dalla Cassazione arriva la richiesta di arresto per Zorzi, accusato dalla procura di Brescia di aver fornito l’esplosivo per la strage. Addirittura Zorzi, Maggi, Mainfredi avrebbero procurato e custodito la bomba e organizzato l’attentato nel suo complesso e Rauti era a conoscenza di quanto stava per accadere. In un secondo momento la Cassazione richiede di riascoltare alcuni testi tra i quali il computato Maurizio Tramonte. E’ lui in questa seconda fase a fornire racconti dettagliati che coinvolgono Rauti e i suoi fedelissimi nella strage. Ad incastrare Tramonte, e da tempo al vaglio degli inquirenti, anche una foto scattata a Piazza della Loggia qualche minuto prima che scoppiasse la bomba, uno scatto che ritrae lo stesso Tramonte confuso tra la folla.
Il 25 novembre dunque si inizia una nuovo capitolo della storia italiana nel tentativo di fare giustizia per quanti hanno perso la vita nella strage di Brescia.
Giustizia e verità per Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi e Vittorio Zambarda. Le otto vittime nell’attentato.
Giustizia e verità per tutti i familiari che in questi 34 anni non si sono arresi e hanno cercato di ricostruire i fatti del terribile attentato mantenendo viva la memoria di tutti gli italiani.
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