Sono 21 i ministri del Berlusconi quater.
Dodici con portafoglio e nove senza. Ecco la squadra annunciata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo l’incarico ricevuto dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Sottosegretario alla presidenza sara’ Gianni Letta.
Ministri con portafoglio
ESTERI Franco Frattini
INTERNO Roberto Maroni
GIUSTIZIA Angelino Alfano
ECONOMIA Giulio Tremonti
DIFESA Ignazio La Russa
SVILUPPO ECONOMICO Claudio Scajola
PUBBLICA ISTRUZIONE Maria Stella Gelmini
POLITICHE AGRICOLE Luca Zaia
AMBIENTE Stefania Prestigiacomo
INFRASTRUTTURE Altero Matteoli
WELFARE Maurizio Sacconi
BENI CULTURALI Sandro Bondi
Ministri senza portafoglio
RIFORME Umberto Bossi
SEMPLIFICAZIONE Roberto Calderoli
ATTUAZIONE PROGRAMMA Gianfranco Rotondi
POLITICHE COMUNITARIE Andrea Ronchi
PARI OPPORTUNITA’ Mara Carfagna
AFFARI REGIONALI Raffaele Fitto
POLITICHE GIOVANILI Giorgia Meloni
RAPPORTI CON PARLAMENTO Elio Vito
INNOVAZIONE Renato Brunetta
Chi è Mariastella Gelmini, Ministro alla pubblica istruzione, all’università e alla ricerca
Mariastella Gelmini, 34 anni, avvocato di Desenzano sul Garda (Brescia), single, e’ coordinatrice regionale di Forza Italia in Lombardia. Eletta alla Camera la prima volta nel 2006, ha fatto tutta la gavetta politica cominciando dal consiglio comunale del suo paese, per passare poi al consiglio provinciale di Brescia (due volte assessore), e al consiglio regionale. Considerata fedelissima di Berlusconi fin dalla prima ora, e’ subentrata nel maggio 2005 a Paolo Romani alla guida del suo partito in Lombardia. ‘Sono sorpresa, non avrei mai pensato che Berlusconi mi affidasse un compito cosi’ importante’ disse il giorno della nomina, aggiungendo che ‘se non fosse stato per Berlusconi, non sarei mai scesa in politica’. Con la politica Mariastella Gelmini ha cominciato nel 1994 a vent’anni, andando a fare la volontaria al coordinamento regionale di FI a Milano, fino a diventarne undici anni dopo il massimo responsabile. Molto vicina al mondo cattolico, vanta ottimi rapporti anche con le componenti laiche di Forza Italia. Non ama la vita mondana, veste in modo sobrio. L’anno scorso ha partecipato al Family Day, mescolandosi alla folla in modo discreto insieme con altri consiglieri regionali lombardi del suo partito; si e’ spesa fino all’ultimo nel tentativo di ricucire lo strappo dell’Udc con il Pdl; non si tira indietro nella polemica facilmente con gli avversari. Appare poco, ma pesa molto. C’e’ il suo zampino nella vittoria storica del Pdl a Brescia, e un mese prima era stata l’unica donna nel ristrettissimo gruppo di dirigenti che decise le candidature del Pdl.
Chi è Sandro Bondi, Ministro dei Beni culturali
Un comunista folgorato sulla via di Arcore. E’ la parabola politica di Sandro Bondi, un impegno iniziato e proseguito nel Pci e culminato in Forza Italia, partito di cui e’ stato per anni coordinatore, fino a diventare ministro del governo di Silvio Berlusconi, verso il quale ha sempre manifestato una ammirazione cosi’ totale ed incondizionata da diventare oggetto di continue ironie da parte degli avversari e bersaglio della satira politica. Nato a Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, il 14 maggio del 1959, frequenta le prime scuole a Losanna dove il padre, socialista, e’ emigrato. Una volta tornato in Italia entra giovanissimo nella Federazione giovanile comunista italiana, della quale diventa presto segretario della Lunigiana. Si laurea in Filosofia presso l’Universita’ di Pisa con una tesi su Leonardo Valazzana, predicatore agostiniano e avversario di Girolamo Savonarola. Cattolico democratico, milita nel Pci (nell’area migliorista, la stessa dell’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), nelle cui liste viene eletto, nel 1990, sindaco di Fivizzano. Nel 1992 la giunta comunale da lui guidata viene rovesciata dai socialisti locali, in accordo con la Democrazia cristiana.
Gia’ allora gli attivisti lo paragonano scherzosamente ad un “rapanello”: cioe’ rosso fuori e bianco dentro, mentre Berlusconi spesso, altrettanto scherzosamente, si rivolge a lui chiamandolo ‘padre Bondi’. Dopo l’uscita dal Pci-Pds, l’incontro con il Cavaliere avviene nella villa di Arcore attraverso lo scultore Pietro Cascella.
Scocca cosi’ la scintilla che porta Bondi a diventare uno dei piu’ stretti collaboratori del premier e in occasione della campagna elettorale del 2001 riceve l’incarico di coordinare la stesura di ‘Una storia italiana’, libro fotografico sulla vita pubblica e privata di Berlusconi spedito a milioni di famiglie italiane. Eletto alla Camera nelle due precedenti legislature, nelle ultime elezioni ha invece conquistato un seggio al Senato. Bondi è anche candidato del centrodestra alla presidenza della Provincia di Massa Carrara, ma viene sconfitto nel ballottaggio con il presidente uscente del Partito Democratico Osvaldo Angeli (46% contro il 55,4%). Per gli spiritosi più maligni Bondi è “il mago Otelma in abiti civili”: lui non ci fa caso e continua a coltivare il suo hobby, scrivere ogni settimana poesie per Vanity Fair.
Il “governo ombra” del PD
Un mix di nomi emergenti, leader politici gia’ affermati e qualche ministro del governo Prodi: cosi’ comincia a delinearsi il ‘governo ombra’ che Walter Veltroni ha annunciato nascera’ 48 ore dopo quello vero. Tra i nomi registrati nei ‘boatos’ del Transatlantico ci sono quelli di Pierluigi Bersani, Piero Fassino, la radicale Maria Antonietta Coscioni e Piero Ichino, mentre Massimo D’Alema e Arturo Parisi hanno fatto sapere che resteranno fuori.
Il governo ombra riprende esperienze analoghe anglosassoni, dove questo organismo prefigura a livello parlamentare le politiche alternative proposte dall’opposizione.
Questo significa uno stretto contatto con i due gruppi parlamentari, di Camera e Senato, e con il lavoro svolto da deputati e senatori nelle diverse commissioni parlamentari di merito. In questo modo si cerchera’ anche di valorizzare il lavoro degli oltre 300 parlamentari del Pd, per evitare che prevalga lo sconforto nell’attivita’ di semplice opposizione.
Secondo l’idea dei capigruppo Antonello Soro e Anna Finocchiaro, i ministri ombra parteciperanno ai lavori delle commissioni e coordineranno le proposte e gli emendamenti dei parlamentari del Pd, sfruttando degli strumenti gia’ previsti dai regolamenti delle Camere, come la possibilita’ per le opposizioni di presentare una relazione di minoranza su ciascuna legge. Il ministro ombra poi potra’ intervenire in aula sui provvedimenti piu’ importanti come ‘speaker’ del partito.
I nomi che vengono riferiti in Transatlantico, senza che al loft siano confermati, sono diversi anche perche’ il governo ombra si strutturera’ sull’organizzazione del governo vero, che ancora non e’ definito.
Come ministro ombra dell’Interno vengono indicati Marco Minniti e il prefetto Luigi De Sena. Per gli Esteri e’ gettonatissimo Piero Fassino; in corsa anche Lapo Pistelli, oggi responsabile Esteri del Pd. Alla Difesa potrebbe esserci Roberta Pinotti, presidente uscente della omonima commissione alla Camera. Per la Giustizia tra le personalita’ indicate con piu’ ricorrenza c’e’ quella di Giuseppe Lumia, gia’ presidente della commissione Antimafia.
Il Pd ha anche una schiera di specialisti sulle tematiche economiche, con un surplus di nomi rispetto ai ‘posti’ disponibili. Bersani ha gia’ declinato l’invito a fare l’anti-Tremonti, ma oggi Veltroni lo avrebbe chiamato e gli avrebbe strappato una disponibilita’. Per i ruoli di ministri ombra delle Attivita’ produttive, delle Infrastrutture ricorrono i nomi di Enrico Letta, di Enrico Morando, il responsabile del programma elettorale, di Massimo Calerao, nonche’ di Maria Paola Merloni e Giorgio Tonini. Questi ultimi due vengono anche indicati come titolari rispettivamente dei dicasteri ombra della Scuola e dei Beni Culturali.
Il Nord-Est, oltre a Calearo, potrebbe annoverare un altro esponente nel governo ombra, e cioe’ Andrea Martella, oggi responsabile del Tavolo per il Nord: per lui il ministero ombra degli Affari Regionali. Ermete Realacci, presidente emerito di Legambiente, andrebbe all’Ambiente (in alternativa Roberto Della Seta) e Paolo De Castro all’Agricoltura. Alla Funzione Pubblica il ministro uscente Linda Lanzillotta.
Infine, l’area del sociale: per il Lavoro in pole-position c’e’ Pietro Ichino, per il Welfare-Sanita’ Maria Pia Garavaglia, che fu apprezzato ministro nel governo Ciampi, e la radicale Maria Antonietta Farina Coscioni per famiglia-Pari opportunita’.
A lei il delicato compito di declinare sia le proposte sulle politiche familiari che quelle sui diritti civili (Dico, testamento biologico). Sarebbe il primo passo della scommessa di Veltroni di ‘costituzionalizzare’ i radicali.
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