I cinque aggressori di Nicola Tommasoli sono tutti in carcere. Ieri sono stati arrestati anche gli ultimi due giovani complici del terribile e violento delitto del giovane ventinovenne di Verona. I due, Federico Perini, 20 anni e Nicolò Veneri di 19 anni, sono rientrati nella serata di ieri con un volo da Londra dove si erano rifugiati dopo un viaggio in macchina che li ha portati prima in Austria e poi in Germania, da dove si erano imbarcati per Londra. Ad attenderli allo scalo bergamasco di Orio al Serio, c’era la Digos di Verona, che continua ad indagare sulla brutale aggressione nei confronti di Tommasoli. I giovani hanno già confessato tutto agli inquirenti così come ha confermato il responsabile della Digos, Luciano Iaccarino. Sulla triste vicenda si è espresso oggi anche il premier Romano Prodi che ha inviato un telegramma ai genitori di Nicola nel quale ha testimoniato alla famiglia il suo cordoglio e si è appellato ai valori fondanti della Costituzione. “Esprimo la profonda partecipazione mia e dell’intero Governo – ha dichiarato il premier Prodi – per la tragica morte di Nicola Tommasoli vittima di una violenza inumana ed insensata che deve essere eliminata per sempre. I valori fondanti della Costituzione – conclude Prodi – in questi dolorosi momenti, debbono essere fatto sicuro per la società italiana.”
E’ morto Nicola Tommaselli
Alle ore 18 il Collegio medico dell’ospedale di Verona ha concluso il periodo di osservazione per l’accertamento della morte di Nicola Tommasoli, il ragazzo aggredito da un gruppo di skinheads. I genitori di Nicola, spiega una nota del nosocomio, hanno espresso il desiderio di donare organi e tessuti. Sono, quindi, in corso gli accertamenti per la valutazione di idoneita’. Se questi daranno esito positivo le operazioni di prelievo inizieranno in serata.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha evidenziato durante al regsitrazione di Porta a Porta le differenze tra l’episodio di Verona e le bandiere di Israele bruciate a Torino, definendo quest’ultimo fatto ben più grave. Le reazioni, nel PD e fuori, non sono mancate.
Veltroni è stato netto: “Io sono per non stabilire mai priorità su questi temi. Sono due fatti diversi: nel primo caso c’è la vita di un ragazzo che è stata spezzata ed è un episodio molto grave e sottovalutarlo sarebbe un errore molto serio. Il secondo episodio è altrettanto grave e stabilire delle priorità è assolutamente sbagliato”. Il segretario del Pd al termine dell’assemblea del gruppo della Camera ha ribadito “Bisogna contrastare ogni forma di violenza e intolleranza. Quando poi diventa una violenza fisica nei confronti di un ragazzo ucciso a bastonate, e’ necessario avere un giudizio molto severo”.
“Cosa c’è di più grave dell’omicidio di un ragazzo innocente?”, si chiede Anna Finocchiaro in Senato. “La dichiarazione del presidente Fini è del tutto incomprensibile”, gli fa eco Marina Sereni. “In presenza della morte di un ragazzo inviterei il Presidente della Camera ad usare una certa prudenza. E’ veramente pericoloso stabilire delle gerarchie gravi fra il bruciare le bandiere di un Paese e sopprimere una vita – Così Rosy Bindi, ministro uscente della Famiglia, al termine dell’assemblea del gruppo del Pd della Camera – stabilire delle gerarchie tra l’episodio di Torino e quello di Verona e’ una strada molto pericolosa. Servirebbe prudenza anche istituzionale, sarebbe consigliabile”.
Le indagini sugli aggressori.
In giornata altri due giovani autori dell’aggressione nei confronti di Nicola Tommasoli sono stati fermati dalla Digos di Verona ed hanno confessato di aver partecipato al brutale atto di violenza. Si tratta di Guglielmo Corsi, 19 anni, metalmeccanico, e di Andrea Visentin, anni 20, promoter finanziario. Il giorno prima era stato il ventenne Raffaele Dalle Donne a costituirsi. Presumibilmente fuggiti all’estero, sono ancora ricercati gli altri due giovani che hanno preso parte all’aggressione di Tommasoli, reo di non aver offerto loro una sigaretta, e ridotto in fin di vita.
Una vicenda, quella di Verona, che sta assumendo contorni sempre più inquietanti e sta scuotendo l’opinione pubblica, non solo di una città il cui nome è ormai tristemente associato a contesti sociali estremamente critici, ma dell’intero Paese. L’aggressione di Tommasoli, oltre che rappresentare una manifestazione di folle, inaudita e ingiustificata violenza, sembra essere la punta di un iceberg ben più ampio e pericoloso che, specie nel nord-est d’Italia, si sta identificando con la crescita ed il radicamento sociale di movimenti che fanno esplicito riferimento ad ideologie e pratiche neonaziste e neofasciste.
Il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni domenica 4 maggio a poche ore dall’aggressione non aveva usato giri di parole per condannare l’accaduto e per lanciare un appello affinché non si abbassi la guardia contro un fenomeno che rischia di propagarsi in maniera sempre più ampia: “Siamo davanti ad una aggressione di tipo neofascista che non può e non deve essere sottovalutata. Esistono tante bande di questo tipo e ciò è tanto più pericoloso in un clima culturale e politico nel quale si vanno affermando principi di intolleranza e di odio verso i più deboli o addirittura una sottocultura di violenza e prepotenza talvolta persino mascherata sotto il falso concetto del farsi giustizia da soli. E’ importante che tutti i responsabili dell’aggressione di Verona siano assicurati alla giustizia ed è fondamentale l’impegno di tutti perchè non torni un clima di violenza politica e di insicurezza per i cittadini”.
Il riferimento al termine “bande” fatto dal leader del PD non è affatto casuale. E’ proprio su questo tipo di aggregazioni giovanili, specie di stampo politico, che si stanno concentrando da anni le indagini degli inquirenti veneti. Gli aggressori, secondo quanto si apprende in ambienti investigativi, sarebbero vicini al Fronte Veneto Skinheads e farebbero parte di un gruppo di giovani di estrema destra, molti dei quali ultras del Verona, il cui obiettivo era la “caccia al diverso”. Nell’indagine chiusa un anno fa dalla Digos scaligera, che ha portato alla denuncia di 17 ragazzi tra i 17 e i 25 anni, è infatti emerso che le vittime della banda non erano solo extracomunitari ma tutti coloro che in qualche modo venivano visti come non omologabili con le loro idee. Nel corso delle perquisizioni effettuate un anno fa nelle abitazioni degli indagati, la polizia trovò cinghie, manganelli telescopici ma anche cassette video e dvd che contenevano immagini di pestaggi e documenti e materiale del “Fronte veneto skinheads”. L’accusa contestata dalla procura di Verona ai 17 giovani individuati dalla Digos un anno fa fu di associazione a delinquere finalizzata alle lesioni personali e alla violazione della legge Mancino contro la discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Assume allora un’accezione ben più preoccupante l’aggressione di cui è stato vittima Nicola Tommasoli, apparentemente scatenata per futili motivi – come quello di una mancata sigaretta offerta – ma che nasconde una sottocultura che fa dell’emarginazione del diverso, della violenza contro il non omologato la sua ratio. I tre arrestati sono tutti giovani di buona famiglia che frequentano lo stadio, la curva sud dello stadio Bentegodi di Verona, tristemente nota ai servizi speciali come una delle più pericolose ed estremiste d’Italia, e hanno sporadicamente partecipato a manifestazioni di estrema destra. Secondo la Digos veronese “la loro spiccata connotazione politica non è alla base dell’aggressione contro Tommasoli”. La domanda a questo punto è: quale devianza sociale può portare cinque giovani con le caratteristiche sopra indicate a massacrare di botte un quasi coetaneo per non aver offerto loro una sigaretta?
2 Commenti