Europa, più di altri, si è battuta per l’approdo del Partito democratico. Al termine di un’accesa campagna elettorale, nel pieno di un’entusiasmante rimonta, che ha assorbito tutte le nostre attività, vorrei dire che appare più evidente che mai quanto le ragioni fossero dalla nostra parte.
Senza il Partito democratico, senza la scelta di andare da soli, la sfida sarebbe stata persa in partenza ed avremmo sicuramente riconsegnato il paese alla destra. Le energie che abbiamo suscitato in questi mesi, dalla mia discesa in campo per le primarie, sono enormi.
Chiunque guardi alla campagna elettorale con occhio franco, non inquinato da visioni preconcette, dal cinismo snob o dalla rassegnazione, non può non vedere come siamo di fronte, da parte del Partito democratico, ad una mobilitazione, ad una partecipazione, ad un’attenzione che non si vedeva nel nostro paese da molti anni. Pensiamo alla giornata del 30 marzo, il Democratic day.
In quale grande paese europeo è possibile per un partito organizzare contemporaneamente 12mila punti di incontro con i cittadini? Ma il termometro più sbalorditivo di questo cambiamento di clima, è il successo del viaggio del pullman che ho fatto attraverso le centodieci province italiane e che ora si è concluso.
Se qualcuno poteva avere dei dubbi sulla presenza nel nostro paese di talenti, risorse, energie sufficienti ad affrontare i problemi di oggi e le sfide del futuro, è servito. C’è un’Italia che attende dalla politica e da noi in particolare, un segnale di cambiamento, un racconto diverso, una chiamata all’azione comune.
Questa Italia si è messa in movimento e penso che nulla possa fermarla.
Quel che resta, dopo questo lungo viaggio, è soprattutto l’immagine di un’Italia straordinaria. Con tanti problemi, è vero, ma fatta di persone in carne e ossa, che vivono e lavorano, con passione, coraggio e dedizione.
Operai e imprenditori, studenti e pensionati, casalinghe e liberi professionisti, che nonostante una politica sempre più distante e litigiosa, il più delle volte incapace di risolvere i veri problemi della gente, vanno avanti e ce la fanno.
Questa Italia, che ho avuto il grande privilegio di incontrare in questi giorni di campagna elettorale, non ha bisogno di rialzarsi. Sono la politica e le istituzioni che devono ritrovare gambe forti per accompagnarla. La politica deve recuperare il ritardo, per esempio, rispetto al sistema imprenditoriale che nonostante le molte contraddizioni e sofferenze ha saputo misurarsi con i cambiamenti e riposizionarsi nella competizione globale.
Deve saper riconoscere le eccellenze, premiarle e chiamarle a svolgere un ruolo di vera e propria leadership.
La nostra politica deve essere in grado di guardare in faccia i problemi che abbiamo, penso in primo luogo alla precarietà, ai salari e alle pensioni troppo bassi, a tutti quegli interventi che servono per far riprendere la domanda interna ed evitare la recessione, senza dimenticare, però, che insieme a questi si devono valorizzare le straordinarie risorse che abbiamo, dalle tante imprese alle bellezze naturali e storico artistiche.
Con il viaggio del pullman ho incontrato da vicino un territorio ricco di un patrimonio, assolutamente unico e non delocalizzabile, rappresentato dalla nostra identità, dal nostro modo di vivere, dalla bellezza dei nostri paesaggi, dalla nostra storia e dalla nostra cultura.
Tutti elementi che possono consentire all’Italia di divenire il campione di un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione, ma anche sull’identità, la creatività, la qualità, e di competere con successo nella sfida globale.
Oggi e domani dobbiamo affrontare una competizione molto difficile, i cui esiti saranno incerti fino alla fine. Ma una cosa la sappiamo già. Da una parte c’è la riproposizione di un film già visto, con gli stessi interpreti, con lo stesso copione, tutto esattamente come prima. Dall’altra c’è la possibilità di uscire dal clima di odio e dalle divisioni di questi ultimi quindici anni, di voltare pagina, di cambiare non semplicemente un governo, ma il paese.
Noi vogliamo il voto di quegli italiani che vogliono cambiare pagina e sono stanchi di polemiche e divisioni. Se l’Italia continuerà con questa instabilità andrà a rotoli. L’Italia e gli italiani si meritano molto di più di una destra che vuole destituire il ruolo del presidente della repubblica, che parla da quindici anni di brogli elettorali, ma solo quando perde o teme che questo accada.
Di una destra che fa manifestazioni con armature medioevali e parla come un disco rotto di stalinismo. Di una destra che non passa giorno, in cui non dica una cosa che puntualmente viene smentita qualche ora dopo e chiama eroi personaggi condannati per mafia.
Basta con tutto questo. Se la destra andasse al governo continuerebbe a farebbe disastri. E persone così non possono governare un grande paese come l’Italia. Siamo entrati in Europa con l’euro e con Schengen, adesso dobbiamo entrare anche con una politica di statura europea. Da tutto il mondo si guarda all’Italia, con la speranza, che come gli altri grandi paesi europei sappia entrare in una fase nuova.
Noi potremo farlo e il Pdl no. Noi potremo fare un governo che non avrà problemi di spartizione politica, che sarà in relazione con la società, composto da 12 ministri e una compagine che non supererà i 60 componenti.
Noi non avremo il problema di dover dare conto a questa o quella forza politica, fare vertici di maggioranza.
Noi continueremo a parlare con il tono di voce di chi vuole unire il paese. Di chi non vuole imbracciare il fucile o pensa che ai magistrati si debbano fare i test mentale. Di chi il programma degli altri lo legge, non lo straccia. Con la sua nascita, il Partito democratico ha cambiato la politica italiana.
Ora abbiamo l’occasione per dare corpo, per tradurre in atti concreti, a quella che è la ragione, la missione, il senso stesso del Partito democratico: cambiare l’Italia, unirla, liberare le sue energie e farla crescere, restituire agli italiani, speranza, fiducia nel futuro.
Io sono ottimista.
Walter Veltroni – Europa
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