Walter Veltroni ha pensato al famoso D-Day, la data dello sbarco in Normandia il 6 giugno del 1944, quando ha deciso il «Democratic day». Perché se quello fu il più imponente sbarco della storia militare, «quella di domani sarà la più grande mobilitazione elettorale che si ricordi negli ultimi decenni», dice Ermete Realacci, responsabile comunicazione del Pd. Centomila volontari impegnati; 12 mila gazebo (gli stessi dove si è votato il 14 ottobre per le primarie) sparsi in Italia; circa 70 milioni tra gadget, volantini e kit elettorali; 110 province coinvolte, 6 mila comuni. E una distribuzione straordinaria de l’Unità: 750mila copie.
Obiettivo del D-Day: la rimonta finale. Raggiungere e superare il Pdl di Silvio Berlusconi. «Si può fare», ripete convinto Realacci a due settimane dal voto. I sondaggi sembrano dargli ragione: il Pd, stando per esempio all’Swg, è uscito dalla fase di stallo e ha ricominciato la corsa: solo cinque punti di scarto alla Camera e 4,6 al Senato. «Domenica mobiliteremo un milione di persone: in questo noi – a differenza del Pdl – siamo grandi. Possiamo farcela», dicono dal Loft. L’oggetto del desiderio è quel 20% (30%) di indecisi che potrebbero fare la differenza. «Potrebbero essere i nostri vicini di casa, gli amici, i conoscenti, i parenti – ragiona Realacci – quindi, se ognuno di noi convince almeno 5 persone possiamo davvero vincere». Dunque, un corpo a corpo a caccia dell’ultimo voto durante i quindici giorni che restano, senza più l’assillo dei sondaggi, con la prospettiva che finora sembra la più verosimile di un Senato a rischio parità e quindi ingovernabilità. «Sul Sole 24 di questa mattina (venerdì per chi legge, ndr) c’è un sondaggio che dimostra come una grande quota di indecisi si orienti verso il Pd» commenta soddisfatto Veltroni aggiungendo: «I nostri avversari hanno ammesso che al Senato rischiamo di vincere noi».
«Dobbiamo puntare a convincere quel 30% di indecisi e quel milione e 800mila giovani, ovvero 2 su 5, che sono in dubbio se andare a votare – ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti -, Il Democratic Day vuole anche essere un segnale verso quei 3 milioni e mezzo di cittadini che si sono recati a votare alle primarie del 14 ottobre scorso: c’è bisogno del loro entusiasmo, della loro voglia di stare in campo, per aiutare il Pd a vincere». Il Democratic Day non si limiterà alle piazze italiane: si celebrerà anche nelle capitali dei paesi europei ed in Australia, in Africa e nelle Americhe del Nord e del Sud i democratici nel mondo organizzeranno numerose iniziative pubbliche per il rush finale della campagna elettorale.
«La campagna del Pd all’estero – spiega Maurizio Chiocchetti, responsabile del Pd per gli italiani nel mondo – ha mobilitato in queste poche settimane tantissimi simpatizzanti e cittadini che si sono avvicinati per la prima volta alla politica. Ad ogni nostro simpatizzante chiediamo di contattare, telefonicamente o via e-mail, cinque amici o conoscenti che ancora non hanno scelto chi votare e convincerli a dare la loro fiducia a Walter Veltroni e al Pd. Siamo certi che dalle nostre comunità nel mondo arriverà un messaggio forte e chiaro in sostegno alla candidatura di Walter Veltroni e quindi per un’Italia più moderna».