Marco Nese – Il Corriere della Sera
Il mondo è sempre più imbottito di armi. Ogni anno i Paesi della Terra spendono oltre 1.200 miliardi di dollari per mantenere i loro eserciti. La quarta parte di questa cifra, e cioè 300 miliardi di dollari, è investita nell’acquisto di nuovi carri armati, nuovi aerei sempre più micidiali, nuove diavolerie tecnologiche con cui gli esseri umani si massacrano.
Al crollo dell’impero sovietico la corsa agli armamenti si fermò. «Gli studi per la produzione di una nuova generazione di armi — spiega il generale Fabio Mini — furono abbandonati ». Negli ultimi anni sono ripresi alla grande. A metà febbraio l’Air Force degli Stati Uniti ha firmato un contratto con la Boeing per installare sui caccia un raggio laser in grado di annientare jet nemici. Lavora alla tecnologia laser anche la Northrop Grumman e i suoi dirigenti ritengono che le armi laser sostituiranno i missili tattici.
«Questo tipo di armi sono già pronte per la battaglia», esulta Myke Booen, vicepresidente della Raytheon Missile Systems. Molti progetti sono top secret. Ma i programmi resi noti sono già sufficientemente impressionanti. Si parla di armi a microonde, raggi elettromagnetici, armi ad energia diretta che impiegano alte frequenze in grado di far evaporare i corpi investiti.
La Russia ha sviluppato armi termobariche, un miscuglio di esplosivi e carburanti realizzato grazie a una manipolazione della materia a livello atomico. Su impulso di Vladimir Putin, l’industria della Difesa russa assorbirà quest’anno 40 miliardi di dollari. Ma siccome Mosca nutre l’ambizione di imporsi di nuovo sullo scacchiere internazionale, ha preparato un vasto piano da completare entro il 2020 per aerei (fra cui velivoli Stealth, «invisibili»), missili, sottomarini e armi di nuova generazione.
Anche la Cina si è lanciata nel settore dell’alta tecnologia. All’inizio di marzo ha annunciato di aver stanziato per quest’anno 58 miliardi di dollari per spese militari, il 18 per cento in più rispetto al 2007.
«Tuttavia — osserva Giovanni Gasparini, dell’Iai, Istituto affari internazionali — Russia e Cina non sono in condizione di competere con gli Stati Uniti, l’unica potenza globale. La loro tecnologia è indietro di vent’anni, possono giocare solo un ruolo in ambito regionale ».
Difatti l’India, che in passato riempiva gli arsenali con armamenti di produzione sovietica, si è ritrovata con mezzi che spesso sono autentici rottami. E ha deciso di approvvigionarsi sul mercato degli Stati Uniti, dove investirà 45 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. In più, è pronta a sborsare 10 miliardi di dollari per l’acquisto di 126 aerei da combattimento.
In un mondo che piange per la crisi economica, il settore degli armamenti va a gonfie vele. Non solo in America, anche in Europa. In Italia Finmeccanica, con le sue società satelliti, vanta floridi bilanci.
La ricerca nel campo dei mezzi di distruzione porta anche benefici. «In passato — dice il generale Mario Arpino, amministratore delegato di Vitrociset — soluzioni escogitate in campo militare hanno poi trovato un largo impiego nel settore civile. Oggi sta avvenendo il contrario: la ricerca civile, soprattutto nell’elettronica, è sfruttata dai militari».
I più spendaccioni in assoluto rimangono gli Stati Uniti. Washington dedica il 4,7 per cento del prodotto interno lordo al settore della Difesa. L’Europa solo l’1,8. Nel 2006 gli Stati Uniti hanno investito 141 miliardi di euro per gli equipaggiamenti, mentre i 26 Paesi europei messi insieme sono arrivati appena a quota 39 miliardi di euro. Un divario così alto complica la possibilità di collaborazione tra occidentali.
Se si vuole avere un’idea delle spese che comportano le Forze armate americane, basta pensare alle portaerei. Washington ne ha 12, ognuna è come un villaggio di circa 5 mila abitanti. L’ultima arrivata è la Reagan,
lunga come tre campi di calcio. Pattugliano tutti gli oceani, portandosi dietro ognuna una scia di decine di navi di supporto, un battle group capace di sferrare attacchi su ogni angolo della Terra.
Con l’uscita di scena di George W. Bush le cose non cambieranno. Le Forze armate continueranno a ricevere fiumi di dollari se alla Casa Bianca arriva il repubblicano McCain. Ma anche se diventa presidente un democratico, perché Hillary Clinton promette di «espandere e modernizzare il settore militare» e Barack Obama vuole reclutare «65 mila uomini in più per l’esercito e ampliare di 27 mila unità i ranghi dei marines».
Finora i conflitti si sono consumati sulla terra, sui mari e nei cieli. In un futuro molto prossimo potrebbero investire lo spazio. Quando il 21 febbraio scorso gli Stati Uniti hanno abbattuto un loro satellite da ricognizione che era finito fuori controllo, la Cina e la Russia hanno protestato, accusando gli americani di aver compiuto quell’operazione solo a scopo sperimentale. Cioè, per verificare se la loro tecnologia anti- satellite funziona. In effetti ha funzionato. In caso di guerra, abbattere o semplicemente accecare i satelliti dei nemici, potrebbe diventare una mossa decisiva.