La VII Commissione parlamentare ha espresso parere positivo al DL correttivo del Codice dei beni culturali e del paesaggio. L’On. Ghizzoni: “con questo decreto si correggono definitivamente le criticità del codice del 2004. Tra i molti miglioramenti apportati, ne sottolieo tre: si garantisce la tutela dei beni storico-culturali sottoposti a dismissione e riutilizzo, viene soppressa l’istituzione dell’archivio della Presidenza del Consiglio e si indica una soluzione alla qualifica di restauratore”
Nel corso dell’ultima seduta della VII Commissione della Camera, è stato approvato lo schema di decreto per correggere e integrare il vigente Codice dei beni culturali e del paesaggio, in merito al quale l’on. Manuela Ghizzoni, a nome del gruppo PD-Ulivo, ha espresso piena soddisfazione.
Dopo il primo decreto correttivo del 2006, questo secondo decreto porta a sintesi l’esperienza maturata negli ultimi anni e l’ampio dibattito sviluppatosi su alcuni rilevanti temi, enunciati nel Codice. Tra le positive novità introdotte dal decreto, la Ghizzoni evidenzia quelle riguardanti la dismissione o l’utilizzazione dei beni culturali a scopo di valorizzazione economica e ricorda, in questo senso, le pericolose «corsie preferenziali» accordate dal Governo precedente ai procedimenti di dismissione, quando l’importanza della valutazione di un immobile pubblico dal punto di vista storico e culturale doveva cedere il passo al semplice decorso di un termine assai breve (con il meccanismo del «silenzio-assenso»). Inoltre, la Ghizzoni ha valutato molto positivamente la revisione della disciplina concernente la tutela dei beni archivistici. La nuova formulazione, ad esempio, sancisce il principio dell’obbligo di istituire separate sezioni di archivio per i documenti relativi ad affari esaminati da oltre quaranta anni e di redigerne l’inventario, al fine di garantire l’effettiva fruizione della documentazione storica. È stato inoltre soppresso il comma sull’istituzione dell’archivio storico del Presidente del Consiglio dei ministri. A tal proposito, la Ghizzoni ricorda l’importanza di questo provvedimento, poiché la separazione con un colpo di mano di un proprio archivio storico dall’Archivio centrale dello Stato è sempre stata ritenuta unanimemente dagli storici contemporanei, dagli utenti e dalla comunità archivistica gravemente controproducente per la ricerca storica. Inoltre, il decreto indica finalmente una soluzione all’annoso problema del riconoscimento della qualifica di restauratore, mediante un considerevole ampliamento della platea degli aspiranti che potranno sostenere la prova di idoneità.